L’assessore al lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan,  ha partecipato ieri all’audizione in Senato della IX Commissione Stato-Regioni presieduta da Cristina Grieco, assessore al lavoro della Regione Toscana, sulle “Ricadute occupazionali sull’epidemia da Covid: azioni idonee a fronteggiare le situazioni di crisi e la necessità di garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro”.

Le Regioni hanno presentato un documento unitario, volto anche a sancire quanto è stato fatto sul fronte della cassa integrazione in deroga e della riprogrammazione dei fondi europei, in particolare del Fondo Sociale Europeo, per il potenziamento delle politiche attive a favore del mercato del lavoro. L’assessore del Veneto si è soffermata sulla procedura degli ammortizzatori ordinari, definita “lunga, farraginosa e quasi inutile”, spiegando la complessità tecnica del percorso previsto dal dl “Cura Italia”.

“Non posso più accettare che ministri, sottosegretari e politici vari – ha dichiarato Donazzan – pensino di attribuire alle Regioni le responsabilità sui tempi di pagamento degli ammortizzatori sociali, speculando sulla disperazione di lavoratori che non hanno avuto né stipendio né le misure di sostegno promesse dal governo e dal Presidente Conte in persona”.

Quanto alla sicurezza sui luoghi di lavoro “Il Veneto ha ben gestito l’emergenza sanitaria – ha spiegato Donazzan – prevedendo, all’indomani dell’accordo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro sottoscritto in Veneto il 14 marzo e a seguire a livello nazionale, congrue procedure di controllo basate su 9 indicatori, poi verificate da SPISAL in tutte le aziende in attività”.

I controlli effettuati dagli Spisal in Veneto nei 43 giorni del lockdown – ha riferito Donazzan – hanno interessato 9.853 realtà produttive verificando un equivalente di 342.517 lavoratori:: solo 80 aziende, lo 0,8% del totale, ha evidenziato irregolarità con conseguente segnalazione al Prefetto territorialmente competente; il 76,3%, pari a 7.501 aziende, ha invece superato i controlli con esito regolare ed il 22,9% (pari a 2.254 aziende) con esito migliorabile.

“Le nostre aziende non hanno bisogno di complicazioni o vessazioni ulteriori, e meno che mai di subire minacce come considerare il contagio da Covid infortunio sul lavoro, con conseguenze civili e penali per il datore di lavoro – ha concluso Donazzan – perché alle imprese sta a cuore non solo il rispetto delle regole ma soprattutto del benessere dei dipendenti, familiari o collaboratori che siano, che sono la prima ricchezza del sistema economico”.