I Carabinieri della Compagnia di Mestre hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro patrimoniale, emesso ai sensi del D. L.vo 159/2011 (T.U. Antimafia) dal Tribunale di Venezia – Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura della Repubblica lagunare, nei confronti di un pluripregiudicato locale, anche per reati associativi, attualmente detenuto in carcere.
Le indagini patrimoniali hanno consentito di accertare che R.H., arrestato il 28 aprile 2020 unitamente ad altre tre persone in flagranza di reato, avesse la disponibilità, per interposta persona, di beni, il cui valore è risultato particolarmente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati al fisco, tali da farne presumere la provenienza illecita.
Le indagini, svolte in particolare dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Mestre, partono infatti da un episodio grave ma apparentemente slegato dal tessuto criminale locale. Circa un anno fa, una pattuglia del Nucleo Radiomobile, nel corso di un servizio notturno, si avvede che quattro soggetti a piedi stanno attraversando – con il favore delle tenebre – l’autostrada, parzialmente travisati e con un pesante borsone. Fermato il gruppo, non prima di aver vinto un tentativo di resistenza, dalla borsa salta fuori un tubo metallico imbottito con schegge e oltre due etti di polvere esplosiva, già armato con fili elettrici da collegare ad una batteria. I quattro vengono arrestati, ma gli investigatori vogliono vederci chiaro.
Gli accertamenti a 360° partono immediatamente e una delle risultanze immediate più macroscopiche è che H., che è anche l’unico “veneziano” del gruppo, risulta avere il possesso di una quantità davvero considerevole di proprietà immobiliari, soprattutto se paragonato al tenore di vita dichiarato ufficialmente ed al fatto che sulla carta il soggetto è disoccupato. I terreni e gli edifici sono intestati formalmente alla moglie e ad una delle figlie, ma i Carabinieri riescono a dimostrare che il possesso materiale è in capo all’uomo.
L’informativa viene redatta con tutti i dati di fatto raccolti e con i riscontri sul campo necessari, incontrando la piena sintonia del Pubblico Ministero che a sua volta avanza richiesta di applicazione delle misure di prevenzione personale e patrimoniale al Tribunale lagunare. L’indagine supera anche il vaglio del Giudice che ieri ha emesso il provvedimento di sequestro urgente di due terreni edificabili e contigui a Cavallino Treporti, sul Lungomare Dante Alighieri, per una superficie totale di 9.000 mq ed un controvalore stimato in almeno 160.000,00 euro già all’epoca dell’acquisto risalente ad una decina di anni fa.
Il provvedimento d’urgenza è giustificato dal fatto che i Carabinieri hanno dimostrato che la compravendita dei terreni e quindi l’assunzione del possesso è avvenuto nel momento in cui il soggetto era condannato in via definitiva per gravi reati di stampo associativo che, avevano consentito, l’illecito arricchimento con milioni di euro.
Il Giudice ha altresì rinviato all’udienza di giugno l’esame circa la misura della Sorveglianza Speciale di P.S. con obblighi sul nomade e anche la decisione sulla confisca dei due terreni e del sequestro su altri immobili censiti, allo scopo di assicurare maggiore contradditorio tra le parti e chiarire i contorni della loro acquisizione.
L’apposizione dei sigilli ai terreni ed il loro formale blocco alla Conservatoria dei beni immobiliari, in modo da impedirne l’alienazione illecita, è stata eseguita dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri della Compagnia di Mestre con la collaborazione dei colleghi della Compagnia di San Donà di Piave e, in particolare, della Stazione di Cavallino Treporti.