Questo pomeriggio l’Head Coach del Benetton Rugby, Marco Bortolami, è intervenuto in conferenza stampa.
Coach, innanzitutto: sabato vi aspetta una partita importante. Come ha vissuto gli ultimi giorni, anche con con l’annuncio che avete fatto questa settimana, e come mai avete deciso, con la società, di comunicare questa decisione adesso e non a fine stagione, bensì in un momento in cui vi apprestate a disputare, come detto, una gara molto molto importante?
“Gli ultimi giorni sono andati molto bene, la squadra ha preparato la partita nel migliore dei modi e lunedì eravamo ancora senza i 4-5 nazionali che sono rientrati con noi, mentre oggi abbiamo fatto l’allenamento a ranghi completi, per cui la preparazione è andata molto bene e ripeto: sono andati bene sia per la squadra che per me. Perché abbiamo deciso di dare l’annuncio? Per avere chiarezza, perché penso, anzi pensiamo, con la società, che la chiarezza sia la cosa più importante. Siamo in un ambiente professionale e non abbiamo dubbi che l’obiettivo di tutti sia ottenere il massimo da questo finale di stagione. E anzi: penso che l’annuncio fatto in questo momento responsabilizzi ancora di più la squadra, il gruppo squadra con giocatori e allenatori, per concludere la stagione nel migliore dei modi, perché sarà il punto di partenza per l’anno prossimo, per cui meglio finiremo questa stagione, più in alto ripartirà la squadra la società per il prossimo anno, che è il percorso che abbiamo fatto negli ultimi anni; per cui da questo punto di vista c’è molta, molta determinazione e voglia di scendere in campo”.
Che tipo di rugby esprimerà il prossimo avversario?
“Il tipo di rugby che gioca il Connacht lo conosciamo molto bene. È una squadra molto organizzata, che gioca in maniera molto compatta, multifase, molto simile a quello che fanno anche altre squadre irlandesi, e la chiave della partita sarà semplice da individuare, ma ovviamente molto sfidante per la squadra, perché bisognerà essere incessanti, nel rispondere ai loro colpi, e incessanti per cercare di metterli in difficoltà, perché il Connacht, se ha una qualità, è sicuramente quella di poter lavorare duro attraverso le fasi per tutti gli 80 minuti, quindi sicuramente l’aspetto del work rate sarà sarà centrale; prendere decisioni giuste in maniera ripetuta durante le fasi, durante gli 80 minuti ci garantirà di avere le migliori chance di portare a casa il risultato”.
Lei vedrebbe bene MacRae come suo successore?
“Io ovviamente ho grandissima fiducia in Calum; per noi è un allenatore di grande qualità, e una persona di grande qualità, però queste sono decisioni che spetteranno ovviamente alla società; sicuramente se c’è da metterci una buona parola io lo farò sicuramente, come detto è una persona e un professionista di altissimo livello, per cui immagino che sarà preso in considerazione, ma ripeto: queste sono scelte che farà la società e non sono importanti, in questo momento, perché tutti abbiamo gli occhi sulla prossima partita”.
Quali sono i giocatori rilasciati dalla nazionale per la partita di sabato?
“Si tratta di Zilocchi, Favretto, Izekor, Garbisi, Marin, Zanon e Gallagher. Però di tutti questi Marini è rientrato con un piccolo fastidio al ginocchio, nulla di grave, però oggi il dolore era ancora presente, per cui non si sentiva al 100% confidente, ciò detto non farà parte dei 23 come avevamo previsto; mentre per esigenze della Nazionale – di infortuni e comunque delle loro dinamiche – avevamo chiesto anche il rilascio di Spagnolo e Zuliani, ma purtroppo penso che per l’infortunio di Fischietti, e comunque anche Zuliani è stato impegnato un po’ in tutte le settimane, abbiano voluto tenerli con loro, però ovviamente siamo contenti di aver avuto di avere a disposizione tutti gli altri ragazzi, e sono sicuro che porteranno un grande contributo”.
Connacht ha fatto un’amichevole con gli Harlequins, in 20 hanno giocato fra Irlanda con l’Inghilterra: è un vantaggio o uno svantaggio secondo Lei, ed è qualcosa che magari potevate pensare anche voi di fare in questo periodo e non lo avete fatto, magari come scelta, pensando a che cosa ha fatto loro?
“Vantaggio o svantaggio lo dirò solo dopo la partita, lo capiremo dopo. Noi in questo momento non abbiamo i numeri per ipotizzare di fare un’amichevole; è un qualcosa che avevamo ipotizzato, sicuramente sì, non in questa settimana a dire la verità, ma nel prossimo blocco di partite, perché ci sono due settimane senza partita, però a dire la verità Ulster ha fatto una amichevole contro i Reds la settimana prima di giocare contro di noi, per cui speriamo porti di buon auspicio anche a Connacht questa amichevole”.
Può parlarci di Gallagher? Anche lui sta trovando un po’ di difficoltà nell’esprimersi nel suo ruolo, almeno sembra.
“Innanzitutto non mi pare di averlo mai annunciato come salvatore della patria. Gallagher è un giocatore estremamente versatile, perché può giocare sia estremo che ala, ha delle caratteristiche ben precise nei punti di forza del suo gioco, che consistono nell’essere molto consistente nel suo rimpiazzamento, un altissimo work rate e inoltre è superefficace sui palloni alti al volo. Diciamo che come caratteristiche è complementare in maniera perfetta rispetto a Rhyno Smith, per cui è stato utilizzato in alcune partite, contro Newport, ad esempio, quando Rhyno Smith aveva fatto una grande partita la settimana prima contro gli Sharks, perché il tipo di partita si addiceva le sue caratteristiche. E in queste ultime settimane lo stiamo utilizzando come ala, perché siamo un po’ in emergenza per quel ruolo. Adesso contiamo di recuperare probabilmente Ratave, per il ritorno dello URC dopo il Sei Nazioni. Ovviamente dovremo vedere come sarà l’inserimento, perché aveva bisogno di fare un po’ di ritmo partita. Però in questo momento ci sta tornando molto utile all’ala perché è un giocatore che, magari, non ha il guizzo di altri, ma è estremamente consistente nel sistema per cui fa le scelte giuste sempre e ha un work rate molto molto elevato, che per quanto riguarda i back, il suo valore è molto importante. E’ un valore però molto nascosto, che forse magari i meno addetti ai lavori fanno fatica a capire, però ad esempio se andate a rivedervi la partita con i Bulls, Gallagher era posizionato all’ala, ma quando ad esempio ricevevamo i Kick Off e loro calciavano al centro, come avevano fatto nel quarto in finale di URC, avevamo tatticamente spostato Gallagher al centro del campo, e spostato Smith all’ala, perché lui aveva questa capacità di prendere i palloni alti sotto pressione, e questo ha fatto la differenza nella partita, perché i Bulls, nel secondo tempo, hanno iniziato a cambiare il modo di calciare il restart. Quindi ci sono tante sfumature che, forse, agli occhi di chi probabilmente non non riesce a individuarle, è un giocatore sì che forse balza meno nell’occhio, ma è molto efficace, e io sono molto contento della stagione che ha fatto, perché è un giocatore estremamente professionale, ha degli standard di allenamento e anche di prestazione molto buoni, per quello che gli è richiesto e per quelle che sono le sue qualità. Poi è chiaro che abbiamo altri giocatori un po’ più eclettici, magari che rompono la partita un po’ di più con dei guizzi diversi: sto pensando a Smith, sto pensando a Andy, allo stesso Ratave. Ma nell’economia delle partite, soprattutto di alcune partite, questi giocatori sono molto, molto importanti. Ad esempio, Gallagher ha fatto una partita perfetta, come l’ha fatta anche Marini all’ala contro La Rochelle, in una delle nostre gare più importanti dell’anno. Quindi, secondo me, certe volte questi giudizi sono un po’ un po’ duri, e si tende magari a perdere quello che i giocatori riescono comunque a portare in campo, e il valore aggiunto che hanno poi nell’economia della performance della squadra”.
Inizia una serie di partite sicuramente tutte importanti, ma dove il margine di errore, anche dovuto a una classifica molto corta, è poco. Quanto influenza questa pressione, anche se è una parola che viene usata un po’ troppo a sproposito, nel sapere che ogni pallone pesa un po’ di più perché chiaramente adesso vincere o perdere fa tutta la differenza del mondo e ci si può fare un salto di diverse posizioni in classifica?
“In otto punti ci sono altrettante squadre, per cui c’è il Munster, che è quarto a quattro punti sopra di noi, e Lions è dodicesima a quattro punti dietro di noi, per cui in otto punti ci sono otto squadre che si giocheranno verosimilmente cinque posti per i play-off; questo che cosa ci dice? Che non farà la differenza una partita, ma nelle sette partite, ovviamente, sono più le partite che devi vincere che quelle che ti devono sfuggire di mano. Questo è poco ma sicuro. Secondo: sei delle nostre sette partite sono contro delle dirette concorrenti per i play off, il che significa che ogni vittoria avrà un peso doppio per noi; gli altri invece hanno un calendario, alcune squadre ad esempio come Cardiff, molto difficile perché deve giocare contro Leinster, con delle squadre in teoria molto fuori dalla loro portata, per cui per noi sei di queste partite potrebbero avere valore doppio, nel bene o nel male, e per cui è molto importante che la squadra capisca l’importanza di ogni partita, ma entri anche in campo con la serenità di esprimere quello che hai, perché non sarà una partita a fare la differenza, ma sarà il filotto di queste partite. Quattro di queste sette le giocheremo fuori casa, per cui la cosa fondamentale, e ne ho parlato questa mattina con la squadra, è che se vogliamo raggiungere l’obiettivo che ci siamo dati a inizio stagione, dobbiamo performare bene fuori casa, e ovviamente ci serve possibilmente da subito, da questo sabato. L’anno scorso ci sono servite undici vittorie per arrivare ai playoff, e ci siamo qualificati come settimi. E la mia sensazione è che quest’anno ne serviranno sicuramente meno: dieci potrebbero bastare, ma credo addirittura che ne basteranno nove, per cui anche i punti di bonus avranno il loro peso, fino ad adesso abbiamo ottenuto un buon numero di punti di bonus grazie a tante partite che abbiamo vinto segnando quattro mete, per cui questo è il target di punteggio, di numero di vittorie, probabilmente, che dobbiamo tenere a mente strada facendo, con la libertà, la serenità che non sarà una partita che farà cadere oppure no il palco, ma sarà come performeremo nelle prossime sette giornate”.
Per Lei, crediamo, non sia il tempo dei bilanci perché è ancora presto, però sicuramente in questi anni di Benetton è riuscito a dare una crescita, anche a livello di risultati, di titoli a questo club. Lei personalmente si sente alla ricerca di nuovi stimoli, e probabilmente al Benetton ha capito che forse c’erano degli step ancora da compiere e che non avrebbe potuto fare, come allenatore?
“Penso che i risultati rimarranno, perché sono, diciamo, il segno tangibile dello sforzo che abbiamo fatto tutti assieme, e della crescita che questo gruppo ha fatto. Cerco nuovi stimoli sempre, i giocatori che mi conoscono bene lo sanno, cerco nuovi stimoli ogni giorno, e invito loro a cercarli ogni giorno. Quindi credo che, dopo nove stagioni qui a Treviso, io abbia dato veramente tanto, tantissimo, e in accordo con la società abbiamo capito che era il momento di di rinnovare questa spinta, per me da un’altra parte ovviamente, mentre loro con la guida di una voce nuova, diversa, per fare degli ulteriori step. Credo che Treviso abbia un futuro molto roseo di fronte, perché ha giocatori che sono già punti fermi di questa squadra, come Spagnolo, Marini, che sta uscendo in queste settimane, Izekor, Zuliani Lorenzo Cannone Alessandro Garbisi, Tommaso Menoncello Zanandrea ché ci sta affacciando adesso, diciamo, alle porte, ma l’anno prossimo sarà coinvolto molto di più. Alcuni di questi sono giovanissimi, hanno ancora una vita davanti, e penso che la Benetton di domani si fonderà su questi giocatori, e chi arriverà troverà già una una squadra avviata e che ha un al momento un’aspettativa di performance molto alta; per cui credo che da entrambe le parti ci sia sicuramente la volontà di trovare nuovi stimoli, ma sia molto roseo il futuro. Io sono molto molto contento e convinto del lavoro che ho fatto, e sono grato al Benetton che mi ha dato l’opportunità di partire e allenare, perché non è mai scontato, perché quando smetti di giocare hai bisogno di qualcuno che ti dia fiducia, e la società e soprattutto il presidente Amerino Zatta, oltre al Direttore Antonio Pavanello mi hanno dato fiducia subito, mi hanno dato fiducia come giovane capo allenatore, e la stima reciproca personale e professionale è quello che ci ha portato a prendere questa decisione, nell’interesse di entrambi. Quindi sono molto sereno, molto grato e molto eccitato per quello che mi aspetterà a fine stagione. Ma attualmente la testa è ben concentrata su quello che ci aspetta. C’è ancora un Ottavo di finale di Champions Cup, che è una prima volta anche per me, e dobbiamo giocarlo con l’intento di andarci, anzi di dare un’immagine di rugby italiano ultra competitiva, che è quella che abbiamo creato in questi ultimi tre anni, per cui c’è tanto entusiasmo anche in questo finale di stagione”.
Sa già dove andrà il prossimo anno?
“No, non è il momento adesso di parlare di queste cose, non sarà il momento fino alla fine della stagione. Ripeto: il mio focus è qui con Treviso, e poi quello che sarà il futuro avremo tempo di discutere, di parlarne; in questo momento sono veramente ultra concentrato nel mettere in condizione la squadra di performare al meglio e di finire quello che abbiamo costruito in questa prima parte di stagione, perché siamo in corsa su due fronti che erano gli obiettivi che ci eravamo dati a inizio anno, e credo che anzi probabilmente in termini di risultati di Coppa Europa siamo andati ben oltre quello che tutti si aspettavano, pertanto non vogliamo assolutamente pensare troppo in là; io dico sempre ai giocatori che la partita più importante è quella che avete di fronte a voi, poi tutto il resto è la conseguenza”.
Ha detto che ha dato tanto, tantissimo: ha dato tutto, secondo Lei?
“Questa è una componente che abbiamo analizzato. Io sono una persona che non tiene nulla per sé, e quando dai tutto poi ti rinnovi, spingi sempre di più, scavi più in fondo, per cui io do tutto ogni giorno e poi il giorno dopo arrivo ricaricato e mi aspetto che i miei giocatori arrivino ricaricati, ma il mio approccio, dalla singola seduta, alla settimana, e alla stagione, è: diamo tutto quello che abbiamo. E questo sapete quando l’ho imparato? Quando sono andato a Gloucester: dopo due mesi il capo allenatore Tim Ryan mi ha detto: “Marco voglio che tu sia il capitano della squadra”, e io lo guardai con gli occhi un po’ così, perché io stesso, giocatore italiano appena arrivato in una squadra inglese, ero un po’ titubante, e lui mi guardò e mi disse: “Non ho tempo di aspettare sei mesi per avere il meglio di te, voglio che me lo dia subito tutto, magari non sarà tutto perfetto, ma strada facendo imparerai a farlo”. Quindi in quel momento lì ho capito che, quando sei in un ambiente, non devi mai fare programmi troppo a lungo termine. L’importante è dare il meglio di sé ogni giorno, cercare di farlo sempre e ricaricarsi per il giorno dopo. Sicuramente abbiamo atto questo ragionamento anche tenendo conto di questo aspetto di freschezza, che comunque aiuta tutti”.
Ha detto di aver voluto dare un annuncio per fare chiarezza, ma chiarezza nei confronti di chi, principalmente? Dei tifosi, della stampa? Dei giocatori, dello staff, per capire che questo è il momento per trovare grandi risultati magari per l’ultima volta?
“L’intento è quello, perché responsabilizza tutti a tutti i livelli, per concludere col massimo dell’energia, per poi ripartire . Per dare chiarezza all’esterno perché? Per fare questo lavoro, purtroppo, bisogna programmare. E la società ha bisogno di programmare, ha bisogno di muoversi libera sul mercato di valutare quelle che saranno le sue opzioni, e io stesso ho bisogno di muovermi liberamente, per cercare sul mercato quelle che saranno le migliori situazioni per me, per cui per avere trasparenza su questo, perché tanto poi le voci girano, gli agenti sono ancora più bravi di voi giornalisti, fanno circolare le voci ancora meglio di voi, per cui si sarebbero create delle situazioni che avrebbero, secondo noi, sicuramente alimentato un chiacchiericcio che non era produttivo, per il finale di stagione che vogliamo fare. Pertanto sì, questo è stato assolutamente l’intento. Inoltre, penso che i ragazzi già contro l’Ulster abbiamo dimostrato quanto siano attaccati a questa maglia, con la performance che hanno fatto, e posso garantire che dopo la partita li ho ringraziati uno ad uno, e sono sicuro che questa settimana sarà lo stesso; è bello per un allenatore vedere i giocatori comunque che calcano un palcoscenico come quello del Sei Nazioni o comunque sono della partita, tornare e fare quel tipo di partite, mettendo tutto in campo, credo che sia veramente testamento della qualità di questi ragazzi, e della genuinità con cui con cui vivono questo sport, che è uno dei nostri valori fondamentali per cui per cui sì, non sono minimamente preoccupato, anzi. Questo rappresenterà la base di partenza per la prossima stagione, che è quella che abbiamo costruito negli ultimi anni. Inoltre, quando io ho preso in mano la squadra succedendo a Kieran Crowley, abbiamo vinto la Rainbow Cup quando lui era già in partenza, per cui Speriamo che sia di buon auspicio; non si sa mai che che ci cada una Champions Cup in mano e ce la teniamo anche stretta”.
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