La Fondazione “GIMBE – Evidence for Health” ha diffuso un dato semplicemente impressionante, riportato da Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: 40.000 lavoratori trevigiani sono a casa per quarantena o isolamento.
Gimbe, inoltre, prevede che il numero possa aumentare sino a 60 mila entro la fine del mese se si mantiene il trend dei contagi in corso.
“Ciò si traduce in minore forza lavoro nelle aziende”, sottolinea Confartigianato. “Se il mondo dei datori di lavoro impiegatizi e di personale amministrativo provano a “difendersi” con il lavoro agile, l’artigianato e le MPI manifatturiere, dove il 90% dei dipendenti è operaio o tecnico, non hanno altra alternativa che organizzare al meglio la produzione con chi rimane rischiando però di dover chiudere o rinviare i lavori e le consegne per mancanza di personale”.
“La soluzione non risiede nelle semplificazioni”, fa notare il presidente Oscar Bernardi, “introdotte per legge per assumere dipendenti in sostituzione o tramite le agenzie di somministrazione perché nell’artigianato le competenze che i datori di lavoro ricercano si creano in anni di affiancamento e formazione sul posto di lavoro, non si improvvisano”.
Ad aumentare le difficoltà e le incertezze per le imprese nel gestire i propri dipendenti si è aggiunto anche il mancato rifinanziamento del fondo INPS da parte del Governo (dall’1 gennaio scorso) dei periodi di quarantena ed isolamento fiduciario. Non vale più, come sappiamo, l’equiparazione a malattia a carico INPS.
“È incomprensibile come in un momento in cui la quarta ondata fa da padrone e rischia di paralizzare il mondo produttivo, il Governo dopo aver introdotto questa equiparazione da inizio pandemia fino al 31 dicembre 2021 , non abbia rifinanziato l’art. 26 del DL n.18/2020. Per il 2022 si deve prevedere uno stanziamento almeno analogo” è l’invito di Confartigianato Imprese.
Secondo l’ente, infatti, senza colmare questa mancanza legislativa le realtà produttive giustificheranno le assenze per quarantene e isolamenti (nel biennio 2020/2021 circa il 10% dei dipendenti dell’artigianato trevigiano è stato coinvolto da queste specifiche) come malattia e quindi dovranno imputare queste giornate di mancato lavoro a titolo di ferie e permessi retribuiti.
“E se già i lavoratori li avessero esauriti si passerebbe alla decurtazione dello stipendio con oneri quindi tutti a carico dei lavoratori, inasprendo in questo modo il rapporto con i propri collaboratori”, l’allarme finale lanciato da Bernardi.