Il caso
Diventa un caso, che investe anche l’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, la decisione del Comune di Venezia di oscurare gli atti dell’Amministrazione – delibere di giunta e determine dirigenziali – non rendendole più visibili al pubblico sul sito web di Ca’ Farsetti, se non per i quindici giorni obbligatori in cui devono comparire all’Albo pretorio. Poi, più niente. Un oscuramento scattato qualche giorno fa – senza alcuna comunicazione al pubblico, fino a ieri – con una decisione presa dal sindaco d’intesa con la segreteria generale, che limita oggettivamente la trasparenza degli atti dell’Amministrazione e mossa dalle prescrizioni dal Garante sulla privacy rispetto alla diffusione di dati privati. Si sarebbe potuta mantenere comunque la visibilità di delibere e determine, oscurando solo i dati personali ritenuti “privati”, ma – secondo l’Amministrazione – si sarebbe trattato di un compito improbo procedere al controllo e alla cancellazione su ogni atto, e così si è scelta la strada dell’oscuramento, diversamente da quanto fanno altre Amministrazioni comunali.

La replica
Per questo ora il consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle Davide Scano – avvocato ed esperto in particolare sulla normativa relativa alla trasparenza – ha depositato ieri una documentata interrogazione al sindaco Luigi Brugnaro, che è stata inviata appunto anche all’Anac. Nell’interrogazione Scano, ricordando i principi della legge 33 del 2013 sulla trasparenza, chiede a Brugnaro «di illustrare le cause della prematura scomparsa del famoso e strombazzato slogan “voglio che il Comune sia una casa di vetro”, dato che i vetri di Ca’ Farsetti appaiono ora, con la recente decisione, piuttosto opachi». E ancora, «di indicare i motivi per i quali l’Amministrazione ha deciso di ignorare, bellamente e gravemente, la normativa sulla trasparenza di cui al ricordato disegno di legge 33 del 2013 togliendo la possibilità ai cittadini di leggere agevolmente, e in qualunque momento (almeno fino a 5 anni dopo), le delibere degli organi comunali nonché le determine dei dirigenti (per lo più di spesa). Si rammenta, peraltro, a margine, che il citato decreto è legge nazionale, dunque non derogabile da semplici atti amministrativi, come possono essere i pareri e i provvedimenti del Garante della Privacy».

La domanda
Scano chiede anche «di spiegare se il Comune, con i suoi circa tremila dipendenti, non disponga di risorse, uomini e competenze necessarie al fine di soddisfare l’obbligo di anonimizzazione dei dati personali e di oscuramento/cancellazione dei dati sensibili e giudiziari, nei termini di legge sopra descritti».

Gian Nicola Pittalis

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