Alla sesta settimana dall’inizio della guerra in Ucraina stanno emergendo con forza, assieme agli orrori del conflitto, anche le gravi conseguenze economiche e strategiche nel nostro paese. Casartigiani ha avviato da subito un confronto all’interno dei propri mandamenti registrando le posizioni dei propri iscritti.
«Il primo riflesso spontaneo di tutti è stato quello della solidarietà» commenta il presidente di Casartigiani Treviso Franco Storer «assieme alle altre associazioni di categoria del mondo artigiano e ai sindacati siamo promotori a livello nazionale di una raccolta fondi che proseguirà fino al 31 ottobre 2022. Diverse sono state anche le iniziative in ambito locale. Siamo pronti ad aiutare, ma abbiamo già sotto i nostri occhi il contraccolpo di questa guerra: mentre il nostro cuore è con il popolo ucraino, è evidente che la nostra visione deve allargarsi al contesto globale».
«Siamo nel bel mezzo di una crisi internazionale e diplomatica mai vista negli ultimi anni», ricorda Storer «In questo scenario il sentimento dominante è che non si stia facendo abbastanza per proteggere il nostro tessuto produttivo delle medie e piccole imprese. Anzi: senza misure straordinarie di sostegno verremo travolti e l’illusione di mettere in ginocchio una superpotenza come la Russia sarà l’ennesima effimera promessa dei nostri politici».
Una larga maggioranza della base associativa di Casartigiani Treviso considera le sanzioni economiche inflitte alla Russia dannose e controproducenti: non hanno minimamente influito sulle scelte strategiche di Putin e stanno mettendo a rischio i fondamentali delle nostre economie. Al posto della ripresa dopo la pandemia i piccoli devono fronteggiare una crisi ancora più grave.
«Ci fa paura l’inflazione, ci fanno paura le speculazioni sulle materie prime, l’impennata dei costi energetici e ci lasciano con l’amaro in bocca anche le misure insufficienti messe in campo da questo governo: l’eldorado del Pnrr non funziona più» sottolinea Storer «È il momento di guardare i dati: l’indice dei prezzi al consumo secondo l’Istat è aumentato a marzo dell’1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua. La crescita dei beni energetici passa dal 45,9% di febbraio al 52,9% di marzo. Non si registrava un’inflazione del genere dal 1991».
Si osservano queste curve “iperboliche” degli indicatori economici con la stessa inquietudine con cui si registravano, nel 2020 quelle delle ondate legate al Coronavirus: congelando investimenti, progetti, contratti. Il 2022, iniziato con i migliori auspici di ripresa, si sta rivelando nuovamente in salita. «E senza aiuti decisivi» commenta il presidente di Casartigiani Treviso.
«Sul versante della politica economica, mentre registriamo l’aumento delle spese militari, difficilmente condivisibile, il cosiddetto “decreto Ucraina” mette sul piatto una dotazione finanziaria di 4,4 miliardi. È una cifra importante, ma non basta: il taglio delle accise sulla benzina fino ad aprile rimane un palliativo, così come il bonus sociale per le famiglie e la rateazioni. Serve davvero di più, chiediamo scelte coraggiose, serve un salto di scala importante sul fronte della burocrazia, delle rendite, delle speculazioni. Chi si arricchirà con il Pnrr? Chi si è arricchito con il bonus 110%? Non certo i piccoli artigiani. Non possiamo più nemmeno dire che il nostro settore è alla canna del gas, perché anche quello, tra un po’, rischiamo di non potercelo permettere».
Tornando infine alla Russia, secondo Casartigiani Treviso le sanzioni sono un’arma a doppio taglio per il contesto produttivo locale. Tutta l’Europa ha deciso di tagliare i ponti per una rappresaglia inasprendo ulteriormente il clima politico internazionale e mettendo a soqquadro i mercati finanziari.
«Il mercato russo per le piccole e medie imprese del Veneto rappresentava uno sbocco importante» conclude Storer «Prima dell’annessione della Crimea del 2014 lo scambio con il paese euroasiatico rappresentava il 2,7% dell’export italiano. Proprio Veneto, Lombardia ed Emilia‐Romagna sono tra le regioni più esposte. Malgrado questa quota si sia dimezzata le esportazioni del nostro paese verso la Russia solo nel 2021 hanno superato i 7,5 miliardi di euro. Quasi il valore di due manovre! Vogliamo ricordare questi numeri alla nostra classe politica, che senza sostanziali voci di dissenso sta aderendo supinamente a queste decisioni, che mettono una seria ipoteca sul futuro. Oggi le parole delle nostre piccole imprese possono sembrare solo un fisiologico rumore di fondo, ma queste voci potrebbero un giorno diventare assordanti: è arrivato il momento di cambiare rotta e per questo rivolgo un appello ai nostri rappresentanti affinché rappresentino queste istanze anche a Roma».