Permette di toccare il “volto fetale” risultato dall’ecografia tridimensionale

 

Parte essenziale nel monitoraggio della gravidanza e strumento principale della diagnosi prenatale, l’ecografia ostetrica nel corso degli anni ha fatto passi da gigante arrivando, oggi, grazie a dispositivi sempre più evoluti, a ottenere un’alta definizione dell’immagine del feto, colorata e anche tridimensionale. 

Il dr Alberto Rossi, responsabile della Diagnostica Prenatale dell’Ostetricia e Ginecologia di Conegliano e di Montebelluna, dirette dal dr Alberto Candiotto e dal dr Domenico Antonio La Gamba, per permettere a genitori ipovedenti di vivere un’esperienza sensoriale toccando la forma del volto del loro futuro figlio ha pensato a un sistema che consente di trasformare l’immagine, risultante dalla schermata ecografica, in un plastico in tre dimensioni. 

Questa innovativa idea è venuta al dr Rossi, qualche anno fa, ispirandosi agli studi sulle malformazioni cardiache che utilizzavano plastici di cuori in 3D e attraverso il confronto con un collega francese, il prof Levaillant, con il quale ha redatto un protocollo scientifico presentato al Congresso Mondiale di Ecografia ISUOG nel 2023. La procedura consiste nel collegare una stampante tridimensionale al sistema che consente la realizzazione dalle immagini fetali ottenuti dall’ecografia, passando quindi dalle immagini a modelli reali e concreti al tatto.

La realizzazione gratuita di volti fetali viene realizzata da una ditta specializzata ed è possibile grazie alla donazione a suo tempo effettuata dal Rotary Treviso. La stampa 3D può essere ottenuta da un’ecografia realizzata tra la 26ma e la 32ma settimana di gestazione: ai futuri genitori, una volta consegnato il volto, si può far ascoltare il battito del cuore del feto affinché le emozioni sensoriali contemporanee possano in parte colmare la mancanza visiva.

Secondo alcuni studi l’ecografia tridimensionale sembra avere una capacità maggiore rispetto all’ecografia tradizionale nell’incrementare il legame tra la madre e il proprio bimbo, perché indurrebbe la donna a cambiare il proprio stile di vita dopo aver visto l’immagine, ad esempio migliorando la dieta e interrompendo attività dannose per il figlio, quali il fumo di sigaretta e l’assunzione di alcool. Il calco in 3D può quindi essere d’aiuto nella creazione del legame genitore figlio anche nelle persone che non riescono a vedere l’immagine ecografica tradizionale. 

“Quest’iniziativa intrapresa dal dr Rossi, che permette alle persone ipovedenti o cieche di sperimentare la gioia di ‘toccare’ il volto del proprio futuro figlio a seguito dell’ecografia, viene realizzata in pochi ospedali italiani – sottolinea il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi – ed è importante quindi ricordare che esiste perché fornisce un importante contributo all’umanizzazione del percorso nascita”.