Ecco le dichiarazioni di mister Alessio Dionisi, allenatore del Venezia FC, alla fine del match-salvezza vinto in casa per 3-1 contro il Perugia.
“Sono felicissimo per i ragazzi, per tutto l’ambiente. Credo che la salvezza ce la siamo meritata, perché ce la siamo guadagnata senza guardare i risultati delle altre squadre. Per come sono andate le cose, ci saremmo salvati comunque, però oggi abbiamo disputato veramente un’ottima partita, complimenti ai ragazzi. Non era facile, perché anzi è stata una gara difficile da giocare, la tensione c’era, la percepivo ieri, l’altro ieri e pure oggi”.
La squadra è entrata in campo da subito con lo spirito giusto, ha dato battaglia e, quando ha potuto, ha colpito.
“Sì, poi non dobbiamo dimenticarci che gli episodi spostano di molto l’esito di un match. Delle volte ci hanno tolto, oggi ci hanno dato, perché hanno fischiato un rigore contro di noi che non c’era, però, se non ci fosse stato il quarto uomo, probabilmente l’arbitro l’avrebbe convalidato, e successivamente hanno fischiato un rigore a nostro favore. Certo che il risultato è comunque legittimato dalla prestazione. Sono davvero contento per i ragazzi: per quelli che oggi non hanno partecipato in campo, ma lo hanno fatto dagli spalti perché non erano in panchina. Sono felice perché portavamo questa cosa in noi dall’inizio, ma non percepivamo la fiducia di tutti. Sinceramente, non la sentivo neanche io, quindi ce la teniamo stretta, questa salvezza, ma per chi vuole veramente bene al Venezia“.
Ha una dedica particolare da fare?
“Mi devi dare un minuto e mezzo per poterla fare! La dedico ad Alberto Pomini, a Bruno Bertinato, a Michele Cremonesi, a Gian Filippo Felicioli, Nicolò Simeoni, Mario De Marino, Franco Zuculini, Yuri Senesi, Gianmarco Zigoni, Davide Riccardi, Alessio Chiarin, Vincenzo Todaro, Mattia Bragato, Gabriele Chinello, Christian De Rossi, Claudio Pavanello, i medici, i vari fisioterapisti, lo staff della prima squadra. Non ho parlato dei protagonisti, magari oggi sul campo, ma per me sono stati tutti protagonisti; ho cercato di citare chi, durante l’anno, magari non era stato gratificato, da me, in campo, però sono coloro che ci hanno fatto fare la differenza, quelli che hanno giocato meno. Poi, le persone che lavorano all’ombra e ci tengono tantissimo. Quindi, questa vittoria è per loro, per quanto mi riguarda, e poi fatemi togliere un sassolino dalla scarpa: a chi non crede in noi. L’ho già detto, ma lo ribadisco, perché è troppo facile, quando le cose vanno bene, ma se vogliamo cambiare la cultura, bisogna sostenere la propria squadra. E’ troppo facile fare critiche, commenti: nei social è una roba ridicola. Leggo troppe critiche ai giocatori, alla squadra, ai mister, e non parlo solo per me. Quindi la smettano: questi non sono tifosi. Questi sono venditori di fumo, quindi dedico la salvezza a coloro che tifavano veramente il Venezia anche quando le cose non andavano, quelli che, quando c’era una sconfitta, ci incitavano, perché quelli sono i tifosi. Per tutti gli altri, per me, non c’è posto sul carro del Venezia. Questa vittoria, quindi, è per tutti coloro che realmente vogliono bene al Venezia, in primis ai nomi che ho citato”.
Quali sono stati i momenti più belli e quelli più duri di questa stagione?
“Quelli più difficili, probabilmente dopo la sconfitta contro il Cittadella in casa, dopo aver perso, sempre al Penzo, contro il Crotone, perché venivamo, magari, già da altre sconfitte. Dopo Pordenone, ero convinto che ce l’avremmo fatta, ma lo ero già quando ci hanno detto che avremmo ripreso il campionato. Poi, dopo appunto il match a Trieste contro il Pordenone, rivedere la stessa squadra fare quella prestazione, ci ha dato tanto ottimismo. Ogni tanto ci sono state frizioni, ma è il bello del calcio. Poi si sistema tutto”. Ad avervi agevolai è stata anche la vostra identità di squadra, che avete avuto sin dall’inizio e siete riusciti a mantenere. “Assolutamente sì. Questo va dato atto a tutti i ragazzi che sono rimasti dall’anno scorso, perché sono stati proprio loro il valore aggiunto. Poi, quelli che sono arrivati man mano, hanno contribuito a costruire quest’identità sin dal primo giorno di ritiro. Devo citare ancora un nome: il nostro capitano. Ha vissuto un periodo finale in cui non era facile, fare quello che ha fatto, e qui mi commuovo, perché è un ragazzo straordinario. Lo sappiamo noi quello che ha fatto, che è qualcosa di enorme, anche per come e quanto è stato vicino alla squadra. E se abbiamo un’identità, il merito va dato anche a tutti i ragazzi che sono rimasti dall’anno scorso, in primis il nostro capitano Marco Modolo”.