Il messaggio di ieri sera del premier Giuseppe Conte ha chiarito, con pacatezza e puntualità, che l’emergenza è ben lungi dal trovare una soluzione definitiva. Si procede infatti per gradi, a seconda della gravità riscontrata: ecco perché nel breve volgere di cinque giorni si è passati dall’istituzione di zone arancioni delimitate, alla definizione dell’intero Paese come “zona protetta” sino al decreto di chiusura temporanea delle attività commerciali non essenziali. Tutte misure che fotografano l’avanzamento della situazione di difficoltà nel contrasto al Covid-19, una malattia che come ha ricordato il Presidente del Consiglio “sta modificando il nostro stile di vita”.

Da oggi quindi shopping vietato. Restano aperti alimentari, farmacie e parafarmacie, stazioni di servizio, banche, assicurazioni, poste. Ma chiudono negozi di abbigliamento e calzatura, botteghe artigiane, bar, ristoranti, circoli e tutto ciò che non è ritenuto fondamentale per garantire il sostentamento e l’espletamento delle attività basilari quotidiane. Rimane la raccomandazione di non uscire di casa se non strettamente necessario, di limitare le occasioni di incontro con altre persone, di fare la spesa nei pressi della propria abitazione, di rispettare scrupolosamente le norme igienico-sanitarie e le distanze di sicurezza, di non lasciarsi prendere dal panico e, per i datori di lavoro, di incentivare quanto più possibile lo smart working oppure di concedere congedi o ferie anticipate.

La fase emergenziale non si è ancora conclusa ovviamente. Anzi, stando agli studi più recenti ed alle proiezioni statistiche, i prossimi 5-10 giorni potrebbero essere particolarmente critici. L’insorgenza della malattia in soggetti finora sani è un segnale, così come le difficoltà del sistema sanitario che in alcune zone è già al limite delle risorse sia umane che materiali. Le manifestazioni di solidarietà sia interne (privati cittadini, imprese, enti) che esterne (la Repubblica Popolare cinese sta inviando strumenti medici e protettivi) sono un segno tangibile della voglia di lottare degli italiani.

Il fatto che alcuni possano aver sottovalutato la pericolosità del coronavirus non deve indurre in errore. Anzi, con la proclamazione della pandemia avvenuta ieri dall’OMS, tutti debbono essere maggiormente coscienti di quanto sia importante dimenticare abitudini non salubri o atteggiamenti fintamente furbeschi ma soltanto dannosi. Il Governo non ha ovviamente esaurito le risorse a disposizione: se in ambito finanziario si è sbloccato un finanziamento da 25 miliardi per far fronte all’emergenza, con la fine dell’austerity decretato dall’Europa, in riserva restano misure emergenziali più stringenti, dal dispiegamento delle Forze Armate al coprifuoco. Ci si augura che quanto avvenuto in Cina, con i militari autorizzati a fermare anche con la forza i trasgressori, non si ripeta nel nostro Paese. A determinare le prossime decisioni sarà anche il comportamento dei cittadini: con responsabilità, la malattia potrà essere sconfitta.

#iorestoacasa