BrugioloAlzheimerSe ne suonano 4 su 10 è bene correre dal medico. L’Alzheimer, insomma, in qualche modo di preannuncia attraverso una serie di campanelli d’allarme, almeno una decina. A spiegarlo Roberto Brugiolo, primario di geriatria all’ospedale dell’Angelo di Mestre nel giorno, oggi, in cui si celebra la giornata dedicata a questa patologia.

“Ci sono dieci campanelli – spiega il primario – che possono segnalare l’arrivo dell’Alzheimer e quando se sentiamo suonare quattro, è bene consultare un medico, per verificare se sono il sintomo della malattia”. Una sorta di prima possibilità di diagnosi, pur molto semplificata, per attirare l’attenzione su una malattia che da sola che copre più della metà dei casi di demenza. “Guardando ai nostri anziani – prosegue il medico – possiamo osservare la presenza o meno di dieci indicatori: i primi cinque riguardano il comportamento generale, e sono vuoti di memoria, sbalzi d’umore, difficoltà di espressione, mutamento del carattere, perdita di interesse. Gli altri cinque sono relativi alle cose che circondano l’anziano, e cioè la difficoltà di orientarsi, di vestirsi, di fare le cose di tutti i giorni, di riporre e ritrovare i propri oggetti, e infine di usare i soldi e a fare calcoli”. BrugioloAlzheimer2

Se 4 di questi 10 campanelli suonano, allora è il caso che la persona si sottoponga alla visita di uno specialista. Intuire l’arrivo della patologia, sottolinea il dottor Brugiolo, è un gesto di vicinanza da parte dei familiari. “Ma l’attenzione dei familiari – spiega ancora il Primario – è fondamentale in ogni fase della malattia di Alzheimer. Chi è colpito da questa malattia ha davvero bisogno di una rete di attenzione, perché l’Alzheimer non si cura, e progredisce via via. E a loro volta i familiari della persona malata hanno bisogno di attenzione particolare da parte del sistema sanitario, perché l’Alzheimer mette a dura prova non solo chi ne soffre, ma anche chi convive col malato o lo assiste”.

Oggi, lunedì 21 settembre, il medico partecipa con la sua testimonianza alla serata organizzata da Alzheimer Venezia al Teatro la Fenice. “Dentro il contesto – spiega – di una malattia ‘difficile’, e dentro la necessità di fare rete intorno ai malati, il rapporto tra servizio sanitario e associazioni di volontariato è fondamentale, e grande merito va riconosciuto ad un mondo, quello del volontariato, che spiega intorno ai malati e ai loro familiari non solo una rete di assistenza, ma una vera e propria rete di sostegno e di affetto. Ed è per questo che l’Ulss 12 veneziana, nel progettare e nell’attuare i propri percorsi terapeutici sul tema dell’Alzheimer, ha cercato e ottenuto la piena collaborazione di associazioni e familiari”.

Info: www.alzve.it