Protagonisti della collettiva di Outsider Art: Darko, Albert Bomarziano, Mr Heart e Anna Pietrobon. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 30 giugno

In uno dei suoi brani più noti Gaber cantava “I mostri che abbiamo dentro, che vivono in ogni uomo, nascosti nell’inconscio, sono un atavico richiamo”. Queste stesse parole, e lo stesso titolo, diventano il fil rouge dell’esposizione pittorica di Outsider Art che accompagna l’ottava edizione del Festival Robe da Mati. Organizzata dalla cooperativa sociale Sol.Co. e Tapu Singolart, la mostra ospite al Bailo fino a fine mese, è un racconto a più voci che conduce lo spettatore in un percorso introspettivo. Le voci e le opere sono quelle di Darko, Albert Bomarziano, Mr Heart e Anna Pietrobon, e sono il segno dell’arte al servizio dell’anima, che sublima il dolore e traduce in colore le tante sfumature dell’essere umano.

Dopo i primi due appuntamenti a teatro, il viaggio del festival Robe da Mati fa tappa al Museo Bailo con l’esposizione di Outsider Art “I mostri che abbiamo dentro”. Titolo eloquente per una mostra che è prima di tutto un invito a guardarsi dentro e a guardare oltre attraverso le opere di quattro innati talenti, dallo stile differente ma accomunati dallo stesso desiderio di esprimere la propria essenza e i propri turbamenti usando la forza comunicativa dell’arte.

“I mostri che abbiamo dentro” è organizzata dalla cooperativa sociale Sol.Co., che realizza percorsi di formazione lavoro e inserimento lavorativo di persone in situazione di svantaggio, e Tapu Singolart, un collettivo indipendente nato a Treviso nel 2013 che unisce le forze per scoprire, sostenere e promuovere la produzione artistica di tutti coloro che per varie ragioni si trovano a lavorare ai margini. La rassegna, infatti, fa luce su storie di marginalità sociale e disabilità psichica e lo fa in maniera non convenzionale, creando un dialogo continuo con l’artista, con sé stessi e con i mostri in scena, che possono spaventare o fare ridere, pur restando familiari.

I protagonisti della mostra sono: Mr Heart, Darko, Albert Bomarziano e Anna Pietrobon. Mr Heart, alter ego di Stefano Vecchiato, si definisce l’artista dell’amore, o meglio ancora, il <<menestrello dell’amore puro>>. Le sue tele sono frutto della sua produzione onirica, parlano di eroi e maschere, quelle che lui stesso indossa e, attraverso la sua arte, distribuisce tra le sue personalità. Pino de Marco, aka Darko, è un artista veneziano riconosciuto per il suo stile carnevalesco, vagamente oscuro e a tratto erotico, che si esprime sovente a partire da ritagli di giornale. Albert Bomarziano, che si presenta in questo caso come artista collettivo e quindi come “Gli Albert”: più mani e individualità votate al medesimo progetto creativo in un esteso processo di contaminazione. Anna Pietrobon, invece, oltre a essere una delle firme della mostra è anche una socia lavoratrice di Sol.Co.. Le sue opere, contraddistinte da un sapiente uso dei colori e da un generale astrattismo, sono un mezzo efficace per raccontare storie e dare vita ai ricordi.

La mostra di Robe da Mati resterà aperta al pubblico fino al prossimo 30 giugno ed è visitabile negli orari di apertura del Museo Bailo, da martedì a domenica, dalle ore 10 alle 18. L’ingresso è compreso nel biglietto del museo.

Robe da Mati continua poi il 24 giugno alle 18 con la presentazione alla libreria Feltrinelli di Treviso dell’ultima fatica della scrittrice e giornalista di Radio24 Valentina Furlanetto, dal titolo “Cento giorni che non torno”: un viaggio tra dolore, vergogna e voglia di libertà che attraversa gli spazi dolorosi del manicomio e intreccia le storie di Franco Basaglia e di Rosa, una giovane donna nata e cresciuta non lontano da lui, che viene investita da un’auto e che da quel momento combatte con le crisi epilettiche e con la malattia mentale. Il 25 giugno, invece, appuntamento a Palazzo Giacomelli con “Le follie dell’imprenditrice”, un talk moderato dall’esperto di innovazione Alessandro Garofalo che coinvolgerà due imprenditrici trevigiane, Elisa Menuzzo e Giorgia Giacchetto, in un racconto personale sulle loro esperienze di successo e sulla loro visione del business al femminile.