A livello nazionale, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio dedicata agli effetti Covid nelle città, tra il 2012 e il 2020 è proseguito il processo di desertificazione commerciale e, infatti, sono sparite, complessivamente, dalle città italiane oltre 77mila attività di commercio al dettaglio (-14%) e quasi 14mila imprese di commercio ambulante (-14,8%); aumentano le imprese straniere e diminuiscono quelle a titolarità italiana; a livello territoriale, il Sud, rispetto al Centro-Nord, perde più ambulanti, ma registra una maggiore crescita per alberghi, bar e ristoranti; il Covid acuisce certe tendenze e ne modifica drammaticamente altre.
Le città medie, in generale, si stanno configurando con meno negozi, meno attività ricettive e di ristorazione e farmacie sempre più pluridimensionali.
Il rischio di non “riavere” i nostri centri storici come li abbiamo visti e vissuti prima della pandemia è, dunque, molto concreto e questo significa minore qualità della vita dei residenti e minore appeal turistico.
Questo il quadro nazionale ed il macro trend. A livello provinciale, emergono alcuni trend misurati da Confcommercio tra il 2012, il 2018 e il 2020 su aree campione (vedi tabella) illustrati nei giorni scorsi alle Ascom territoriali alla presenza del Commissario dr Tullio Nunzi.
Il commercio in sede fissa non specializzato nei centri storici dal 2018 al 2020 registra un leggero calo (263-254), calano, sia nei centri che fuori dai centri, le farmacie (meno 22 negli 8 anni presi in considerazione in alcuni centri storici): ma stanno diventando più ampie, ricche di servizi, dei luoghi per sviluppare la cura del sé e non solo quindi tradizionali punti di approvvigionamento dei medicinali.
I vari settori merceologici mostrano qualche altalena e varie discese: l’ICT negli esercizi specializzati è in calo nei due ambiti (nei centri e fuori), a testimonianza del fatto che questi servizi rientrano sempre più in ambiti complessi con servizi a 360 gradi per le imprese. La pandemia, acuirà alcuni trend e alla fine del primo semestre del 2021 vedremo altri cambiamenti. La mappa del commercio si sta modificando, anche nelle metrature, e sono indispensabili politiche attive per la tenuta del capoluogo e delle medie città, in un’ottica di sempre maggiore sinergie tra centri e periferie.
I negozi di piccole dimensioni, nel post Covid, subiranno ridimensionamenti e riconversioni.
Le direttrici su cui lavorare su cui Confcommercio, a tutti i livelli, sta lavorando, sono tre: la rigenerazione urbana intesa come processo globale che investe enti pubblici, associazioni, privati e proprietari immobiliari. Riconversione di spazi, flessibilità, co-working, co-housing saranno dimensioni che prenderanno piede.
Poi l’innovazione delle piccole e medie superfici di vendita (ovvero contaminazione tra stili, merceologie e brand, servizi post vendita, negozi sempre più specializzati e dotati di un canale di ecommerce o social) e una giusta ed equa web tax per ripristinare parità di regole di mercato tra tutte le imprese.