Confindustria Veneto Est rileva l’aumento della difficoltà delle imprese a reperire profili idonei da assumere, con 52 mila assunzioni previste dalle imprese, il 54,4% resta scoperto.

Assunzioni: i dati

Sono 51.940 i lavoratori ricercati dalle imprese in Veneto per il mese di settembre, di cui 10.070 a Padova, 9.940 Treviso, 7.990 Venezia, e 1.950 Rovigo. Si tratta di 610 in più (+1,2%) rispetto a quanto programmato un anno fa. Per l’intero trimestre settembre-novembre 2023 le assunzioni previste sfiorano 138mila, in aumento dello 0,8% (1.080 in più) rispetto all’analogo periodo 2022. Continua però a crescere la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese perché su 52mila assunzioni previste dopo la pausa estiva, ben 28.260 sono considerate dagli stessi imprenditori “difficili” da realizzare. Siamo al 54,4%, uno scostamento – detto“mismatch”- che ormai riguarda più di un’assunzione su due, in aumento di sei punti percentuali rispetto a dodici mesi fa, con punte comprese tra il 70% e l’80% per molte figure tecnico-scientifiche, ingegneristiche, informatiche e di operai specializzati.

La situazione in Italia

Una quota notevolmente superiore a quella registrata a livello nazionale che si aggira al 47,6%, in particolare nel Sud e Isole (43,5%) e nel Centro (45,9%), mentre il valore nel Nord Ovest (47,4%) si mantiene vicino alla media. Tra le principali regioni in termini di flusso di assunzioni, il Veneto segnala la più alta difficoltà di reperimento, rispetto a Lombardia dove si prevedono 122 mila contratti e difficoltà di reperimento pari a 46,5%, a Lazio con 56 mila contratti ed il 38% di difficoltà ed all’Emilia Romagna dove sono previsti 49 mila contratti ed il 51,9% di difficoltà. Un bollettino che conferma come causa prevalente del mismatch la “mancanza di candidati”, a seguire la “preparazione inadeguata”.

Tutto ciò in un mercato del lavoro che sta tenendo; e con un numero di Neet in Veneto (ossia i ragazzi che non studiano, non lavorano) pari al 13,9%, il più basso d’Italia, e un abbandono scolastico in calo ma al 9,3%. Segnali da non trascurare, vista anche la denatalità in atto- perdiamo 10.000 studenti l’anno.