Essere genitore, non occorrerebbe dirlo, è un mestiere difficile! Sebbene vi siano manuali, programmi televisivi, corsi vari e suggerimenti eccezionali, la pratica è ben altra cosa. Non so se esista davvero il genitore perfetto, ma credo che ciascuno in cuor suo faccia del proprio meglio per esserlo, o per lo meno, per assomigliarci.
Una delle tendenze delle ultime generazioni di genitori, forse perché più scolarizzati, forse perché più attenti al percorso di formazione dei propri figli, è quella di proporre ai propri piccoli delle spiegazioni dal buon rigore scientifico ad ogni loro domanda, fin dalla loro più tenera età, nella rispettabilissima convinzione che tutto serva. Così, a quelle domande che nascono principalmente dal mondo naturale che li circonda, quali “Perché dagli alberi cadono le foglie? Si può volare fino al sole? Perché oggi non piove?”, i genitori si affrettano a trovare le parole più semplici per esaudire con professionalità la curiosità dei propri piccoli.
I bambini di 3 e 4 anni sono però ancora caratterizzati da quella che potremo definire come una “incapacità” cognitiva: non sono ancora in grado, infatti, di distinguere con sicurezza ed esattezza tra personaggi e fatti reali ed immaginari. Per i bambini tutto è possibile, possono esistere i draghi e le fate, possono esistere i mostri, possono esistere le macchine volanti, e via dicendo. Essendo dotati di questo orizzonte di pensiero, i bambini di quest’età possono percepire come incomprensibili o addirittura destabilizzanti tutte quelle spiegazioni scientifiche che gli adulti si impegnano tanto a fornire loro.
Ovviamente, le risposte dei grandi nascono dalla volontà di trasmettere ai propri figli la spiegazione vera delle cose, e per questo motivo non sono affatto da condannare, ci mancherebbe. Ma a tutti quei genitori troppo attenti o desiderosi di essere precisi ed esaustivi, vorrei consigliare di non dimenticare la fantasia!
Inventare risposte stravaganti, se rivolte a bambini di questa età, non significa “tradirli”, non significa proporre loro delle risposte “false”. Per i bambini ideare mondi possibili, mondi immaginari, mondi fantasiosi, può essere un buon esercizio per iniziare e formulare le proprie prime domande su di sé, sugli altri e sul mondo circostante. Perché le domande e le risposte riguardo la vita e il mondo non assumono tutta la loro efficacia se vengono trattate dal solo pensiero oggettivo, il quale piuttosto le imbriglia e le opprime.
Dunque non abbiate timore a incoraggiare il pensiero fantasioso: esso se ne andrà, un passo alla volta, con la crescita del bambino; o chissà, resterà in lui e lo farà diventare un grande scrittore o inventore…
Federica Bonisiol