La Procura di Treviso sta cercando di ricostruire gli eventi che hanno portato alla morte del 25enne veneziano Alex Marangon durante una riunione nella abbazia di Santa Bona a Vidor. Sebastian Castillo e Jhony Benavides, definiti “curanderos” esperti di erbe amazzoniche, sono considerati testimoni chiave ma risulterebbero irreperibili, essendo in Colombia. L’avvocato difensore contesta la teoria dell’omicidio volontario.

 

Le indagini sulla morte di Alex Marangon, il 25enne barman veneziano deceduto durante una riunione nella abbazia di Santa Bona a Vidor nella notte tra il 29 e il 30 giugno, entrano in una fase cruciale. La Procura di Treviso sta cercando di ricostruire gli eventi di quella tragica serata e ha individuato due testimoni fondamentali: Sebastian Castillo e Jhony Benavides, definiti “curanderos” esperti di erbe e pozioni amazzoniche.

Tuttavia, i due sudamericani risulterebbero attualmente irreperibili. Secondo le attività social, Jhony Benavides si troverebbe in “tour” con il gruppo di musica folk “Canto Vivo” di cui fa parte, mentre Sebastian Castillo appare in un video in cui parla delle sue “cure” e della “pace interiore”. Entrambi si sarebbero recati in Colombia.

I due “curanderos” non sono indagati – la Procura ha aperto un fascicolo ipotizzando l’omicidio volontario – e si sono affidati all’avvocato spagnolo Oscar Palet Santandreu. Secondo il legale, la teoria dell’omicidio “non starebbe in piedi”: Alex si sarebbe allontanato da solo per andare in giardino, e Jhonni Benavides sarebbe tornato nell’abbazia per cercare un traduttore, senza più trovare traccia del ragazzo.

L’avvocato Santandreu contesta anche la presenza dei due alla mattina seguente l’arrivo dei carabinieri, sostenendo che se ne sarebbero andati verso le 11, rimanendo quindi a disposizione durante i primi rilievi.

Intanto, sono in corso gli esami sui campioni prelevati durante l’autopsia di Alex. Decisivi saranno i risultati dei test tossicologici, che potrebbero confermare l’ipotesi che il 25enne abbia assunto l’ayahuasca, il potente infuso allucinogeno utilizzato dagli sciamani amazzonici. Tuttavia, come spiega il Procuratore Marco Martani, l’esito non sarà risolutivo, in quanto l’assunzione potrebbe essere avvenuta anche in giorni precedenti o successivi al 29 giugno.

La Procura di Treviso sta dunque lavorando per ricostruire con precisione gli eventi di quella tragica notte e il ruolo dei due “curanderos”, la cui posizione rimane al centro dell’attenzione degli inquirenti.