Era il 3 ottobre del 2020 quando per la prima volta le 78 paratie del MoSE si sono sollevate in maniera coordinata e simultanea, a difesa della città di Venezia dall’acqua alta.
Un risultato reso possibile anche grazie a una rete di trasporto dati ad alta capacità, basata sull’integrazione di sistemi in ponte radio, messa in campo dall’Esercito italiano. Un complesso sistema, coordinato da Difesa servizi, società in house del Ministero della Difesa, che ha consentito a ciascuna delle “control room“ costituite nelle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, di poter delocalizzare le funzioni di automazione del sistema di sollevamento delle barriere, condividere lo streaming video delle telecamere di bocca e coordinare in tempo reale tutte le attività operative.
Oggi, dopo quasi tre anni di attività, che hanno visto l’impiego di 300 operatori del 7. Reggimento Trasmissioni dell’Esercito di Sacile, si è svolto il passaggio di consegne dei sistemi di supporto ICT/connettività del Mose tra l’Esercito italiano e il Consorzio Venezia nuova.
Alla cerimonia, che si è svolta alla control room della Bocca di porto del Lido, ha preso parte in rappresentanza della città, il vicepresidente del Consiglio comunale, Paolo Romor. Erano presenti, il comandante del Comfoter di Support, generale di Corpo d’Armata Massimo Scala, il direttore generale Difesa Servizi, Luca Andreoli, il commissario straordinario del MoSE Elisabetta Spitz, il Commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova Massimo Miani, autorità civili e militari.
Nel corso della cerimonia sono state ricordate le tappe significative degli eventi accaduti nell’ultimo triennio: l’acqua alta eccezionale del 12 novembre 2019, la successiva nomina del Commissario straordinario, il completamento delle attività per l’installazione del ponte radio, nel maggio del 2020, la prima sperimentazione del sistema Mose a protezione della città nel successivo mese di ottobre. In questo arco temporale le paratie sono state sollevate 45 volte per contenere il fenomeno dell’acqua alta e 100 volte per eseguire test e messe a punto del complesso sistema.
Durante gli interventi è stata sottolineata l’importanza della collaborazione tra le articolazioni dello Stato, civili e militari. “In questi spazi – ha ricordato Spitz – abbiamo vissuto notti drammatiche in cui grazie a un lavoro di squadra importantissimo e all’efficienza della comunicazione siamo riusciti a prevenire il peggio. Si chiude la fase sperimentale e se ne apre un’altra che sancirà, tra qualche mese, l’entrata a regime del Modulo sperimentale elettromeccanico”.
“La città – ha sottolineato il vicepresidente Romor – esprime la propria gratitudine a tutti coloro i quali hanno lavorato per questa straordinaria opera di ingegneria e per fa sì che funzionasse. Un’opera, importantissima per Venezia, che ancora ci emoziona e che ci deve rendere tutti orgogliosi. Un ringraziamento all’Esercito che non solo è venuto in soccorso di Venezia in occasione dell’Acqua Granda del 2019 nella fase dell’emergenza, ma che ha anche messo a disposizione della città le proprie competenze e professionalità nel fase di sperimentazione e messa in funzione del sistema”.