Una fine tragica, morto bruciato all’interno del suo velivolo, caduto e poi incendiatosi in una avio superficie del bresciano. Così è scomparso Antonio Bonazza, impresario edile trevigiano, conosciutissimo per la sua attività impegnata in grandi restauro e costruzioni. Viveva a San Giuseppe mentre la sede dell’azienda era a Quinto di Treviso. Grande cordoglio in città. Ed ora sono state aperte le indagini sulla manutenzione del piccolo velivolo da turismo.
Sono stati sequestrati i resti dell’aereo e i documenti sui lavori eseguiti. Oggi verrà eseguita l’autopsia sul corpo dell’imprenditore. Le indagini prima di tutto saranno rivolte a capire che tipo di manutenzioni sono state svolte sul velivolo e per tale motivo sono stati sequestrati i resti del piccolo aereo di Antonio Bonazza. Assieme a questo anche prelevati i documenti che attestavano gli interventi di manutenzione fatti negli hangar della “Sorlini”, l’azienda bresciana a cui l’imprenditore trevigiano aveva affidato il suo velivolo per alcuni lavori. Il settantanovenne Antonio Bonazza era notissimo in città e provincia. E l’inchiesta aperta dalla Procura di Brescia assieme ai carabinieri e all’agenzia nazionale sulla sicurezza del volo, dovrà spiegare la tragedia di sabato pomeriggio sui cieli vicini al Lago di Garda.
A Paese, dove l’impresa Bonazza ha da anni il suo quartier generale, Treviso, dove Antonio viveva con la moglie Laura e la figlia Samanta, e Montebelluna, nell’aviosuperficie che l’imprenditore frequentava da anni sono le ore del dolore. E amici, parenti e conoscenti si sono stretti attorno alla famiglia Bonazza. Ieri alle prime luci del giorno sul luogo dello schianto del Tecnam Sierra di Bonazza, dopo i rilievi dei carabinieri, sono andati in sopralluogo anche uno dei soci dell’aviosuperficie di Montebelluna e uno dei tecnici della “Sorlini manutenzioni”. Hanno cercato di ricostruire da terra le rotte seguite dall’aereo di Pesente, il 77enne imprenditore di Montebelluna che ieri accompagnava con il suo velivolo Bonazza, e da quello del trevigiano che aveva contattato l’amico poco dopo il decollo dalla Sorlini dicendo «qualcosa non va» e chiedendo di «rientrare».
Da quella comunicazione allo schianto sono passate poche manciate di secondi. L’aereo di Pesente procedeva avanti, quello di Bonazza dietro, ma parecchi metri sotto per via – pare – del problema al motore lamentato via radio. Pesente è atterrato, Bonazza non è mai arrivato alla pista di Carzago Riviera anche se distava ormai qualche centinaio di metri. Il motore rotto, l’alta tensione e lo stallo. Ora saranno tecnici e procura a fare chiarezza sulla tragedia.