Il Penzo è l’unica casa del Venezia FC, non vogliamo pensare di giocare una sola giornata in un altro stadio, neanche in caso di promozione”.
Così Andrea Cardinaletti, Consigliere Delegato alle Infrastrutture del Venezia FC, è intervenuto nella conference-call per parlare della ristrutturazione dello stadio Pierluigi Penzo. Alla videoconferenza con la stampa hanno partecipato anche Gianluca Santaniello, Executive Manager del Venezia FC e Andrea Tomaello, Vice Sindaco del Comune di Venezia ed Assessore allo Sport.
Gli obiettivi del Venezia FC
“Noi – ha detto Cardinaletti – abbiamo la fortuna di avere dei driver, dei criteri molto chiari che sono quelli della società, del presidente: la centralità della persona e quindi dei nostri dipendenti, dei nostri tifosi, dei nostri sostenitori, dei nostri stakeholder. Non abbiamo il compito di costruire oggetti asettici, come io dico sempre ormai da tanti anni: non è il nostro obiettivo quello di realizzare monumenti. Abbiamo l’intenzione di realizzare strutture che siano esattamente aderenti a quelli che sono gli obiettivi dichiarati, i criteri, i driver. La città di Venezia, la centralità e il ruolo che rappresenta la città di Venezia nel nostro paese ma in particolare in tutto il mondo, perché lo ritroveremo nelle caratteristiche distintive dei nostri progetti”.
Via le barriere
“Abbiamo concluso la fase uno di progettazione – ha affermato Cardinaletti – che abbiamo realizzato come primo step grazie alla delibera della Commissione al pubblico spettacolo. Tolte le barriere allo stadio Penzo, un punto di partenza importante, dal punto di vista della civiltà sportiva, nel senso della partecipazione all’evento sportivo. Si tratta di un segno di grande vicinanza ma anche di grande qualità, ed era giusto che Venezia avesse questo tipo di riconoscimento. In occasione della prossima partita, contro il Chievo, troverete queste recinzioni basse che, in qualche modo caratterizzano un po’ la nostra struttura, insieme ad un piccolo miglioramento dal punto di vista tecnico della nostra curva. Ci sarà un miglioramento della curva con un ingresso dal retro, con riferimento alla Legge Pisanu nella parte di prevenzione dei rischi per rimanere a norma. L’eliminazione dell’ “effetto gabbia” è il primo passo, già per la partita con il Chievo le due curve sono completamente libere e ce ne sarà una di un metro dalla parte della tribuna d’onore. Segno, questo, di vicinanza nei riguardi della nostra tifoseria. Anche perché, onestamente nel 2021 non si possono più vedere le barriere ad effetto gabbia”.
Le tempistiche
“I progetti che riguardano lo stadio ovviamente sono dettati dalle tempistiche – ha sottolineato Cardinaletti – Noi non stiamo immaginando una sorta di progettualità che preveda la chiusura del Penzo. Anzi, stiamo pensando a tutti gli interventi necessari e possibili dal momento in cui finisce il campionato al momento in cui inizierà il campionato successivo. Siamo molto concentrati sul campo e siamo molto concentrati ad assistere la squadra che affronterà, speriamo, il massimo campionato. Qualunque sia la categoria in cui il Venezia giocherà, anche se dovessimo andare in Champions League, noi non vogliamo e non possiamo immaginare per nessun motivo il Venezia via dal Penzo. Questo perché da oggi e per i prossimi anni è l’unico stadio che abbiamo a disposizione, quindi siamo concentrati sul Penzo. Non perché non abbiamo entusiasmo per ogni iniziativa diversa, ma perché questo è il nostro stadio. Questo è quello che abbiamo ed è quello che noi vogliamo cercare di migliorare. Strada facendo, con investimenti puntuali, vogliamo cercare di migliorare. Le licenze nazionali dettano le regole, ogni anno dobbiamo fare il massimo. Iniziamo con le barriere, come detto, proseguiremo con le luci, interverremo sulla colonna centrale degli spogliatoi, che è una delle priorità, anno dopo anno realizzeremo con puntualità una serie di interventi di restyling, nell’assoluto rispetto dei tempi di cui disponiamo. Stiamo preparando due progetti, uno per la Serie B e l’altro per la Serie A. Il primo giugno può essere la data sia in un senso che nell’altro. L’adeguamento della capienza, in caso di Serie A, sarà fatto sulla base della deroga che ci sarà per il primo anno di A eventualmente. Altra priorità: l’area hospitality. Abbiamo previsto un progetto che prevede tutta la rivisitazione dell’area media, nel caso la squadra venga promossa in Serie A ci sarebbero una serie di aggiustamenti. In maniera puntuale, abbiamo preparato un piano A, un piano B e un piano C. Vogliamo creare valore, non possiamo creare un danno con la nostra azione. Vogliamo essere un motore della società, seguendone le strategie di sviluppo.. Anche perché noi, per rispetto nei confronti del nostri tifosi, abbiamo il dovere di pensare ad ogni eventualità, e ci stiamo pensando, di fatto”.
Il progetto definitivo
“Per capire quale sarà lo stadio definitivo che vogliamo fare – ha aggiunto Cardinaletti – ci dobbiamo adattare alle esigenze commerciali del nostro prodotto e alle caratteristiche della città di Venezia. I tifosi avranno un ruolo importante, circa l’altro progetto strategico che stiamo portando avanti con il Taliercio. Li consideriamo nostri stakeholder e quindi li vogliamo più vicini possibili. Se dovessimo costruire un nuovo stadio, se fossimo davvero bravi giocheremmo la prima partita fra 5 o 6 anni. Inoltre, dobbiamo proporre investimenti alla nostra proprietà che siano in linea con gli obiettivi imprenditoriali, non quindi pensando di ammortizzare gli investimenti in 50-60 anni”.
La copertura di curva e distinti
“Ipoteticamente in futuro non lo escludo, in caso di un percorso verso la categoria superiore, sempre nell’ottica di una capacità di ammortamento nello spazio di 5 o 6 anni – dice Cardinaletti – So che la società ha bene in mente questa precisa richiesta da parte della propria tifoseria, del resto il sogno di tutte le società è quello di avere un intero stadio coperto. Ma noi, ribadisco, non vogliamo accettare di giocare neppure una partita lontano dal nostro stadio, nemmeno in caso di massima serie. Anche se magari il Venezia FC non è la società di calcio più importante d’Italia, però nel nostro piccolo abbiamo l’ambizione di realizzare qualcosa di unico, che magari possa servire come esempio per altri”.
La valorizzazione dal punto di vista turistico
“Si è parlato varie volte di valorizzare l’impianto come il recupero della storica targa di Superga, che attualmente è tagliata a metà da una rete – ha affermato Andrea Tomaello, vice sindaco del Comune di Venezia – Con la società e altre componenti della città stiamo pensando, parlando in merito ad un progetto di recupero. Lo stadio può diventare un luogo di turismo sportivo. La passeggiata dalla stazione ferroviaria al Sant’Elena è senz’altro un’idea da valorizzare, perché non tutti la conoscono. La concessione di 9 anni fornita al Venezia va proprio nella direzione di valorizzazione dell’impianto.
Lo stadio nuovo a Tessera
“Attualmente, dobbiamo – ha aggiunto Tomaello – ragionare con quello che abbiamo oggi, nessun Comune in Italia può sostenere la spesa per costruire uno stadio nuovo. Nell’ultimo periodo, infatti, si cerca di valorizzare gli impianti storici più che costruirne di nuovi. Tuttavia, se dovesse arrivare un nuovo investitore, oppure il Recovery Plan che ha provocato tante polemiche sulla ristrutturazione dello stadio di Firenze, noi siamo qui”.
Il contributo del Comune di Venezia
“Il Comune – ha aggiunto Tomaello – dà una struttura di proprietà sua al Venezia, e questo senza fargli pagare il canone che corrispondeva fino ad ora, in cambio dei lavori di qualificazione di tutto l’impianto che andranno a riqualificarlo”.