Con la Legge 211 del 2000 lo Stato italiano istituì formalmente il “Giorno della Memoria” il quale ricorda formalmente lo sterminio e la persecuzione del popolo ebraico e oltre a ciò per ricordare anche i deportati militari e i politici italiani nei campi di sterminio nazisti. Il giorno fissato per questa ricorrenza è il 27 gennaio, ovvero quando in questa data nel lontano seppur vicino 1945, le truppe sovietiche arrivarono ad Auschwitz scoprendo il campo di concentramento nazista e svelando al mondo una dei più grandi drammi umani. A distanza quindi di settantuno anni da questa triste vicenda che cosa resta a noi adulti e cosa resta ai ragazzi? Che cosa viene realmente trasmesso ai ragazzi? Cosa si vuole trasmettere alle nuove generazioni e quali insegnamenti ne trae chi ne viene a contatto per la prima volta? Agli adulti resta la consapevolezza di quali livelli di bassezza e perfidia possa arrivare l’uomo, sebbene sia una creatura splendida capace anche di grandi slanci di umanità, ma unico nel regno animale ad essere in grado di causare un danno ad un suo simile per puro piacere. Quando questo evento viene presentato già dalle elementari, ma sarebbe opportuno chiedersi quanto segue: “I bambini delle elementari sono in grado di comprendere quale tipo di messaggio si vuole trasmettere loro?” In prossimità del “Giorno della Memoria” chiedo sempre ai miei studenti (in questo caso parliamo di studenti delle superiori) cosa è rimasto loro di questo “Giorno” quando gli è stato presentato alle elementari, le risposte che ricevo sono ogni anno sono varie, alcuni l’hanno vissuto in maniera traumatica poiché sono rimasti scioccati da ciò che è stato loro raccontato, alcuni invece non ne hanno un ricordo oggettivo poiché troppo piccoli per ricordare. Quando invece si parla di questi eventi alle superiori poiché gli studenti almeno nelle classi superiori, intendo terze, quarte e quinte, hanno una visione diversa, più matura dell’evento, poiché questo evento viene compreso sia il versante storico-culturale sia da quello umano. Di contro chiedere a questi studenti se sia giusto presentare la Shoah a bambini delle elementari, le risposte invece sono unanimi, viene ritenuto profondamente sbagliato poiché questi, i bambini delle elementari, non possono comprendere appieno il messaggio, poiché esso dovrebbe essere semplificare in maniera tale da ridurlo al solo buoni contro cattivi, cosa che toglierebbe l’importanza del “Giorno della Memoria”. Il “Giorno della Memoria” deve arrivare dritto al cuore delle persone smuovendo le coscienze, ma siamo realmente sicuri di venirne investiti e scossi, o si rischia una assuefazione a ciò? Parlando con i miei studenti si percepisce in loro una voglia di partecipare al ricordo e riflettere su di esso, ma questa voglia sembra scemare più si cresce con l’età. Come far si quindi che non si perda interesse per questo “Giorno”? Con gli studenti delle superiori è necessario predisporre un percorso o progetto che si articoli su base quinquennale di modo che essi siano concentrati nella costante analisi del fenomeno e che ogni anno si aggiunga un tassello al mosaico; di modo tale progetto che non sia mai ripetitivo in se stesso, ma costruttivo e orientato a formare una vera coscienza critica riguardo a questo evento; bisogna spingere i ragazzi ad auto-interrogarsi, il fornire costantemente le risposte è per esperienza personale deleterio, lo studente deve essere si informato fornendogli gli strumenti di valutazione, ma anche invogliato a formarsi e informarsi affinché egli acquisisca una coscienza critica degli eventi passati e li sappia ritrasmettere senza preconcetto ma come informazione aperta. Le scuole quindi dovrebbero dotarsi di un proprio archivio sulla Shoah cui gli studenti dovrebbero poter dare il loro contributo affinché si possa costruire una “cultura della memoria” e non un semplice “Giorno della Memoria” che si apra e si concluda appunto in un giorno.
Prof. Filippo Andreato, jcl – Docente di IRC e canonista