Il 27 Gennaio , anniversario della liberazione del Campo di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, si vuole ricordare come “Il Giorno della Memoria”, ovvero di quella immane tragedia che fu l’Olocausto. Milioni di donne e uomini furono uccisi perché ebrei, disabili, rom, omosessuali e avversari del regime nazista. Entrando in quei campi di morte e desolazione ci si rende conto come la ferocia umana superi quella di ogni altra specie vivente. Chi scrive queste righe ha varcato i cancelli di Auschwitz, è passato sotto quella scritta Arbeit Macht Frei , un pomeriggio d’inverno , sotto la neve. Che dire davanti ad un muro ove sta scritto: Qui sono state fucilate 20.000 persone? Ci può essere solo il silenzio del dolore e un grande PERCHE’? Andando poco lontano, nel campo di Birkenau, la stazione ferroviaria ove giungevano i treni ricolmi di prigionieri ci si rende conto di quanto la dignità umana sia stata calpestata. Uomini e donne trasportati come bestie. Ma andando nel campo di Maidanek, altro triste luogo in terra polacca, si scopre che sul tavolo del comandante c’è un paralume di pelle umana. L’animo di chi lo guarda è percorso inevitabilmente da un brivido di sgomento. Chi era quell’uomo e perché una tragica sorte l’ha portato li? Domanda legittima, ma senza una ragionevole risposta. Anche visitando il campo di Mauthausen, in Austria, vi sono luoghi che non cessano di stupire. Sulla collina accanto al campo c’è una lunghissima scala scavata sulla roccia, detta La Scalera. I prigionieri la risalivano carichi di massi di pietra sulle spalle. Molti cadevano perché affamati, esili e ammalati, trascinando altri compagni nel sangue e nella morte. Come ricorda René Mattalia (matricola 82423) <<[…]e c’era una scalinata con cent’ottantasei gradini. Scavati nella pietra! Si andava su e giù per ‘sta scalinata. In fila per cinque. Si arrivava giù, si prendeva una pietra ciascuno. Si aspettava che tutti fossero in fila, poi si tornava su, tutti in fila insieme, con le pietre. Bisognava stare attenti di prendersi una pietra che non fosse troppo piccola, perché se vedevano te ne davano poi una grossa. E quella non riuscivi neanche a sollevarla! Così ci lasciavi la pelle a suon di bastonate. Su e giù da ‘sta scalinata. Quando uno cadeva non si alzava più. Quella era la cava di pietre, cent’ottantasei gradini>>. Guardandola uno rimane ammutolito e immagina quale fosse la fine di migliaia di disperati. Orbene la Giornata della Memoria vuole ricordare alle giovani generazioni queste pagine di storia che non conoscono e che non hanno vissuto. Ma è altresì opportuno ricordare che le leggi raziali approvate in Italia nel 1938 dal governo Mussolini erano volute da un capo del governo andato al potere nel 1923 con il voto degli italiani , che Adolf Hitler salì al potere nel 1933 con il voto del popolo tedesco. Per questo il Giorno della Memoria deve anche ricordare a ciascuno di noi che la libertà e la dignità di ogni uomo e ogni donna non si ottengono una volta per tutte , ma devono essere il frutto dell’ impegno quotidiano di ciascuno di noi. Solo così potremo essere protagonisti del nostro destino, difensori della libertà dei nostri figli e dei nostri nipoti , costruttori di un loro futuro di pace e di speranza .
Fabrizio Ferrari – Università di Padova, Vice Presidente ANPI Mestre