Ecco di seguito il commento ufficiale di Stefano Dall’Agata, dell’Esecutivo Provinciale Europa Verde Verdi della Marca Trevigiana, che ci ha inviato una lettera aperta in cui commenta il Rapporto ARPAV 2023 sulla qualità dell’aria in Veneto.
Riceviamo e pubblichiamo.
“Il Rapporto ARPAV 2023 sulla qualità dell’aria, pur con luci ed ombre pare evidenziare una tendenza positiva, con una riduzione media degli inquinanti presenti in atmosfera in Veneto.”
“Significa a nostro avviso che si è imboccata la strada giusta, quella che noi Europa Verde Verdi sosteniamo da sempre, con il miglioramento del parco circolante di automezzi, l’efficienza energetica degli edifici (che riduce il fabbisogno di combustibili), il miglioramento delle stufe a legna (che rappresentano la criticità emergente negli ultimi anni).”
“I miglioramenti, che ci sono, non sono purtroppo abbastanza significativi, in particolare, per quello che riguarda la Provincia di Treviso, resta sopra la soglia il numero di sforamenti per il PM10 in città di Treviso, con 58 superamenti del valore giornaliero di PM10 alla centralina di Via Lancieri di Novara, e 63 in quella di Strada di Sant’Agnese; e forse per quest’ultima l’attività dell’Aeroporto Canova ha un impatto significativo.”
“Aver imboccata la strada giusta non significa che ci si possa sedere sugli allori, anche perché la situazione resta critica, con elevata probabilità di insorgenza di malattie a causa dell’inquinamento dell’aria, ma che si deve spingere con ancora maggiore attenzione per la riduzione dello stesso.”
“A nostro avviso i settori che necessitano di maggiore attenzione sono il traffico, per il quale il graduale passaggio ai motori elettrici non appare più rinviabile e il finanziamento del trasporto pubblico locale, per il quale rilanciamo la nostra proposta di reintroduzione di linee di filobus a Treviso, e l’efficienza energetica degli edifici, che ha un valore positivo non solo per l’inverno, ma stante l’aumento delle temperature connesso alla crisi climatica, anche per il mantenimento di condizioni ottimali all’interno degli edifici, riducendo i consumi complessivi per renderli pienamente vivibili a chi li abita.”
“Vanno inoltre ridotti anche gli inquinamenti derivati dai Panevin, non si tratta di abbandonare una tradizione, ma di bloccarne gli eccessi; la civiltà contadina da cui proveniamo era basata sulla frugalità, e non sullo spreco: non servono Panevin sempre più grandi, ma il recuperare il senso profondo dello stare insieme e della condivisione, e questo si può e si deve fare anche intorno a falò molto più piccoli di quelli attuali.”