L’Israa, l’ente che gestisce le case di riposo a Treviso, ha bandito un concorso per assumere nuovi operatori socio-sanitari (OSS). Nonostante la grande partecipazione, la maggior parte dei candidati erano già impiegati presso altre strutture sanitarie, evidenziando la carenza cronica di personale nel settore. L’articolo analizza le implicazioni di questa situazione e le possibili soluzioni per affrontare la crisi del personale socio-sanitario.
La cronica carenza di personale nelle case di riposo di Treviso ha spinto l’Israa, l’ente che gestisce le strutture cittadine, a bandire un concorso per l’assunzione di nuovi operatori socio-sanitari (OSS). La risposta è stata incoraggiante, con 96 candidati che si sono presentati per il concorso. Tuttavia, la fotografia emersa dalla selezione è tutt’altro che rassicurante.
Dei 96 partecipanti, ben 95 erano già occupati presso altre strutture, spesso nelle case di riposo dei comuni dell’hinterland trevigiano, come quelle di Dosson di Casier e Silea. Ciò significa che, con l’assunzione di questi professionisti da parte dell’Israa, altre realtà sanitarie della zona saranno costrette a fare i conti con la carenza di personale.
La situazione è paradossale: mentre l’Israa confida di tamponare l’emergenza e garantire standard di servizio adeguati ai propri ospiti, altre strutture si troveranno in difficoltà. È un meccanismo che si autoalimenta, con una “coperta” di personale sempre troppo corta per soddisfare le esigenze di tutti.
Le cause di questa cronica carenza di OSS sono molteplici. Da un lato, il settore ha sofferto della concorrenza di altre realtà, come l’Ulss 2, che in passato aveva offerto retribuzioni migliori. Dall’altro, la pandemia ha esacerbato una situazione già complessa, caratterizzata da carenze programmatorie e da una società che invecchia senza un adeguato ricambio generazionale.
Per affrontare questa emergenza, gli esperti invocano soluzioni a diversi livelli. Sul piano normativo, la deroga concessa fino al 2025 per l’importazione di personale straniero rappresenta una boccata d’ossigeno. Ma serve anche una maggiore valorizzazione sociale e retributiva della professione, oltre a una revisione della formazione per adeguarla alle nuove esigenze di un mondo sempre più anziano e non autosufficiente.
La sfida per le case di riposo trevigiane è dunque ampia e complessa. L’Israa ha compiuto un passo importante con il nuovo concorso, ma è solo l’inizio di un percorso che richiederà impegno e sinergia a tutti i livelli per garantire la qualità dell’assistenza agli anziani della città.