I Carabinieri di Spinea nel corso dell'indagine
I Carabinieri di Spinea nel corso dell'indagine

I Carabinieri della Stazione di Spinea hanno svelato e posto fine ad un ricatto, che durava da alcuni mesi, ai danni di una donna di Milano, arrestando due residenti che avevano posto ai suoi danni una vera e propria estorsione.

L’attività d’indagine, intrapresa dalla magistratura meneghina a seguito della denuncia della vittima, è giunta all’epilogo in Veneto ed ha permesso di stroncare l’attività di un individuo, classe 1983 e dell’amica del 1989, che avevano avanzato, tramite chat private via Whatsapp, telefonate e messaggi, varie e continue richieste estorsive, fino a raggiungere la cifra di 14.000 Euro.

In sostanza, tutto è iniziato nel dicembre 2017 con un apparentemente innocente contatto via Social, tra l’uomo di Spinea e questa ragazza milanese, che si mostrava disponibile alle avances dell’uomo veneziano.

I due si sono scambiati il numero telefonico e così il rapporto a distanza è proseguito su canali privati di Whatsapp. Lo scambio di messaggi è andato ben oltre la normale decenza e la malcapitata è stata indotta, con lusinghe e richieste ossessive, a inviare fotografie dal contenuto sempre più esplicito, fino a quelle più intime.

Dopo qualche settimana però la donna è stata letteralmente minacciata di veder pubblicate su Internet le foto di lei nuda, richiedendo a più riprese dei pagamenti in denaro, mediante ricariche e bonifici su Postepay, che alla fine sono ammontati, come detto, a quasi 14.000 Euro.

Alla fine, finalmente intuendo di essere vittima di un vero e proprio crimine, la donna si è rivolta ai Carabinieri di Milano, raccontando la storia, nel corso di una lunga e sofferta denuncia.

Pertanto, dopo aver accertato i fatti ed approfondito gli accertamenti, che hanno consentito di individuare i due che avevano avanzato le richieste, e seguirne con costanza le mosse, è stata informata l’Autorità Giudiziaria, e su delega di questa gli indagati sono stati perquisiti, nell’ambito di un duplice provvedimento restrittivo emesso dall’Autorità Giudiziaria lombarda, nel corso della quale sono state trovate le immagini custodite su un supporto USB.

I responsabili sono stati quindi dichiarati in stato di arresto, per il grave reato di Estorsione aggravata e continuata, e portati in carcere rispettivamente a Santa Maria Maggiore ed alla Giudecca, per scontare una pena rispettivamente di cinque anni abbondanti lui, e di più di sei anni e mezzo la donna.

Nell’occasione, le Forze dell’Ordine richiamano l’attenzione di tutti sull’importanza di assegnare alla propria immagine personale l’importanza che merita, evitando lo scambio in rete di fotografie verso soggetti non conosciuti personalmente, immagini che poi possono essere utilizzate in maniera indiscriminata e per gli scopi più disparati.