Esistono partite sportive. E partite di giro. Ma alcune gare finiscono in Tribunale e non sono soltanto quelle d’appalto. La pubblicistica della complessa vicenda che riguarda la città di Siena, il Monte dei Paschi e la fu Mens Sana Basket si è arricchita con un interessante tomo giunto ieri nelle librerie italiane. “Time Out” è il titolo del libro, scritto dal giornalista Flavio Tranquillo per i tipi di Add Editore (18 euro): un nome che evoca non soltanto il minuto di sospensione chiamato dagli allenatori nel corso di un match ma soprattutto l’indagine della Procura della Repubblica che ha svelato un intreccio di malaffare intrinsecamente connesso alla storia contemporanea italiana.

Non è soltanto un libro di sport. Tranquillo ripercorre le vicende politiche, economiche e sociali di quel “modello Siena” indicato inizialmente come esempio virtuoso ma che celava al proprio interno contraddizioni ed alleanze truffaldine. Il panem et circenses garantito per tre lustri dal binomio tra banca e basket ha lasciato macerie non soltanto nella città toscana ma in tutto il Paese, sportivo e non: è questo l’atto d’accusa del giornalista che ricorda con puntualità e dovizia di particolari le singole vicende. Dall’approdo in società di Ferdinando Minucci alla scalata al successo sino agli arresti ed ai processi (penali e sportivi), la parabola è completa. Anzi, mancherebbe forse un capitolo, quello dedicato alla nuova Mens Sana già morta dopo nemmeno cinque anni dalla ripartenza: ma si tratta di una vicenda la cui fine deve ancora essere scritta e Tranquillo, pur accennandovi, ha giustamente preferito glissare concentrandosi su quanto è avvenuto.

Ce n’è per tutti nel pamphlet della voce storica di Tele+ e Sky. Per i vertici della banca, conniventi e complici di un disastro annunciato. Per i dirigenti del club, a cominciare dallo stesso Minucci, di cui vengono evidenziate le palesi contraddizioni addirittura nelle dichiarazioni pubbliche. Per il sistema sportivo italiano, pallacanestro in testa con la relativa Federazione. Persino per chi ancora oggi crede che il fallimento di un club sportivo titolato sia da addebitare alle percentuali sulle commissioni prelevate dai vari Minucci, Sammarini e sodali e non alle operazioni di lease-back o alle spese fuori controllo o alla finanza creativa utilizzata per non pagare Erario e contributi. Ce n’è anche per lo stesso Tranquillo che riporta la questione di un pagamento, poche banconote in busta in cambio della singola presentazione di un evento nel 2004 peccando di ingenuità, che tre anni fa venne sollevata con un polverone mediatico da un collega. Una prova di onestà e di equidistanza dunque che irrobustisce la figura dello scrittore e certifica l’autorevolezza del suo volume.

C’è anche un pizzico di Treviso nel libro. Quando Tranquillo riporta alla memoria il famigerato “caso Lorbek” e ridesta i fantasmi di un passato mai del tutto dimenticato. In quelle tormentate settimane di dodici anni fa si completò l’acme del potere senese mentre la vecchia guardia imprenditoriale e cestistica italiana veniva spazzata via da uno scandalo montato ad arte – i protagonisti della vicenda furono tutti prosciolti in sede penale dall’accusa di frode sportiva per impossibilità materiale di commettere il reato. Una brutta storia all’interno di un’altra, un “Romanzo Criminale” sotto canestro in cui i delitti lungo la strada ed il castigo finale non si risparmiano. Peccato non sia fiction ma cruda realtà.