Una storia che ha dell’incredibile, eppure tremendamente vera, si è consumata nell’estate del 2023 a Treviso (come racconta Il Gazzettino) gettando una lunga ombra di dolore e interrogativi sulla vita di Stefania Guadagna, una donna di 59 anni, e sulla professione dei dog sitter.
Un Addio Inaspettato
Quando Stefania affidò i suoi due amati bassotti alla dog sitter di fiducia a Villorba, non avrebbe mai immaginato che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto la sua Nina. La cagnolina di 11 anni, dal manto nero lucente e lo sguardo languido, era più di un semplice animale domestico: era un membro della famiglia, legata alla sua padrona da quello che Stefania descrive come “un legame pazzesco”.
Le prime avvisaglie che qualcosa non andasse per il verso giusto si manifestarono durante le cinque settimane di vacanza. La dog sitter trentenne, che in passato si era sempre dimostrata affidabile, divenne improvvisamente sfuggente. Le richieste di aggiornamenti e foto rimanevano sempre più spesso senza risposta, costringendo Stefania a contattare persino i genitori della ragazza per avere notizie.
Il Tragico Ritorno
Il 2 settembre, al suo ritorno, Stefania si trovò di fronte a uno scenario agghiacciante. Pluto, il bassotto superstite, era in condizioni pietose: denutrito, sporco e visibilmente traumatizzato. Di Nina, nessuna traccia. Solo dopo un ultimatum, la dog sitter rivelò telefonicamente la verità: Nina era morta, presumibilmente per uno shock anafilattico, e il suo corpo era già stato cremato.
Le Conseguenze e la Battaglia Legale
Il trauma non ha colpito solo Stefania, ma anche Pluto, che ha dovuto intraprendere un percorso di terapia comportamentale per superare lo stato catatonico in cui era precipitato. La proprietaria, assistita dall’avvocato Ilaria Pempinella, ha immediatamente presentato denuncia per uccisione e maltrattamento di animali e abbandono.
Nonostante i comportamenti sospetti della dog sitter, la giustizia penale non ha potuto far altro che archiviare il caso: l’avvenuta cremazione del corpo ha reso impossibile stabilire le cause effettive del decesso e eventuali responsabilità dell’indagata. Una decisione che non ha fermato Stefania, determinata a proseguire la sua battaglia in sede civile.
Un Appello per il Cambiamento
La tragedia di Nina ha sollevato importanti questioni sulla regolamentazione della professione di dog sitter. Stefania chiede con forza l’istituzione di un registro professionale e maggiori controlli: “Dobbiamo evitare che i nostri amici a quattro zampe finiscano nelle mani sbagliate, con conseguenze disastrose come è successo a me.”