La sede centrale dell'Ulss 4 - foto di repertorio
La sede centrale dell'Ulss 4 - foto di repertorio

Nel territorio dell’Ulss 4 nasceranno le prime 6 Case della Comunità destinate a diventare un punto di riferimento per la salute dei cittadini, costituiranno infatti un servizio di prossimità di facile individuazione e accesso, dove la popolazione troverà risposta ai bisogni di assistenza sanitaria e sociosanitaria, in modo continuativo nelle 24 ore e 7 giorni su 7. All’interno opereranno equipe multidisciplinari per una presa in carico del paziente a 360 gradi. Le urgenze verranno sempre gestite nei pronto soccorso e nei punti di primo intervento, le acuzie negli ospedali.

“E’ il nuovo modello d’intervento e di presa in carico del paziente definito nelle sue caratteristiche funzionali ed organizzative dal Decreto Ministeriale 77 pubblicato a giugno 2022, la cui realizzazione trova riferimento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – spiega il direttore generale dell’Ulss 4, Mauro Filippi – . E’ un modello, ad accesso gratuito, che garantirà un’assistenza primaria e sociosanitaria di prossimità e uniforme sul territorio. Le Case della Comunità rappresenteranno un importante sviluppo dell’assistenza sanitaria pubblica perché il cittadino vi troverà all’interno il medico di medicina generale, pediatra ed infermieri, usufruirà di prestazioni specialistiche e diagnostiche perché queste strutture saranno fornite anche di apparecchiature elettromedicali di base. Grazie ad un finanziamento di 16 milioni di euro, di cui 11 provenienti dal PNRR ed i restanti stanziati da Ulss4 e Regione Veneto, le 6 nuove Case della Comunità verranno realizzate entro il 2026 in strutture esistenti e rinnovate, e nel caso di Cavallino Treporti in una nuova struttura”.  

Queste le collocazioni: a Caorle nel distretto sociosanitario in via Riva dei Bragozzi; a Cavallino Treporti in un nuovo edificio di via Treportina che ospiterà anche la sede del distretto sociosanitario; a Jesolo nel distretto socio sanitario di via Levantina (area ospedaliera); a Portogruaro nel distretto sociosanitario in via Zappetti (ex silos); a San Donà di Piave nel poliambulatorio di via Verdi; a San Michele al Tagliamento nel distretto sociosanitario di Piazza Galasso.

Le Case della Comunità garantiranno nel dettaglio 3 livelli di assistenza: l’assistenza di base e le cure primarie con la presenza dei medici di medicina generale organizzati in forme associative di giorno e la continuità assistenziale in orario notturno, prefestivo e festivo; assistenza specialistica ambulatoriale a supporto dei medici di famiglia per la gestione di malattie croniche come diabete, scompenso cardiaco, patologie polmonari; diagnostica di base come ad esempio ecografie, spirometrie, holter pressorio, radiografie con radiografo portatile ed altre prestazioni. Nelle stesse saranno inoltre presenti servizi territoriali come l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), Cure Palliative, assistenza sociale, attività amministrativa, specialisti ambulatoriali, verrà impiegata la telemedicina per il collegamento con i professionisti in ospedale, garantendo così il contatto immediato con gli stessi, come anche la consulenza e la refertazione di immagini diagnostiche. “Sarà una rivoluzione della presa in carico del paziente – osserva Filippi – a sostegno della quale sarà necessario un nuovo approccio culturale sia da parte del cittadino e sia dei professionisti che vi lavoreranno all’interno; il personale medico avrà la possibilità di ampliare l’attività ed effettuare approfondimenti diagnostici, in tempo reale, evitando al paziente visite in ospedale o accessi inappropriati al pronto soccorso”.

“Si coglie anche l’opportunità di riorganizzare e di ottimizzare alcuni percorsi tra ospedale e territorio – aggiunge il direttore dei Servizi Sociosanitari dell’Ulss 4, Paola Paludetti – integrando e condividendo attività dei professionisti che oggi già operano in ospedale e nei servizi territoriali in stretta collaborazione con la medicina generale, per garantire all’utente, ed in particolare alle persone  più fragili e a coloro che sono affetti da patologie croniche, una completa presa in carico”.