Una domenica particolare quella che aspetta chi andrà all’ippodromo del Sant’Artemio di Treviso per il Memorial Giuseppe Biasuzzi. In pista ma anche e soprattutto fuori. Perché se in pista lo spettacolo sarà assicurato dall’alto livello dei 13 soggetti di quattro anni al via nella classica, fuori il livello emozionale rischia di essere davvero alto. Merito della presenza quale guest star della giornata di Varenne, il cavallo più forte di tutti i tempi e non per spicciolo sciovinismo made in Italy. A 24 anni il figlio di Waikiki Beach e Ialmaz continua la sua serena vecchiaia mixata con l’attività di riproduttore ancora attivo presso l’Equicenter di Inverno e Monteleone del Dr. Cesare Rognoni, nella bassa pavese, là dove ora vive il trottatore più ricco della storia grazie ai 6 milioni di e più di Euro vinti a traguardo. Quella di Treviso è l’ultima uscita del 2019 da testimonial del trotto per Varenne che torna quindi a 19 anni di distanza dalla sua unica apparizione agonistica, la vittoria nel Campionato Europeo dei 5 Anni, nella Marca trevigiana.

CHI E’ VARENNE
Valutato 20 milioni di Lire (l’equivalente di 10mila Euro), comprato per 180 e rivenduto al 50% per 3 miliardi e mezzo (un milione e 700mila Euro circa) tre anni dopo. Sono questi i numeri base attorno ai quali Enzo Giordano, lo storico proprietario, ha vissuto la primissima parte di carriera del campione forgiato da Jori Turja e Giampaolo Minnucci. E anche Minnucci, impegnato in pista nel corso del pomeriggio, sarà domani a Treviso.

LA STORIA

Il 26 marzo ‘95 presso l’allevamento Zenzalino di Copparo, in provincia di Ferrara, Ialmaz mette al mondo un puledro figlio dello stallone americano Waikiki Beach, importato dall’operatore ippico Massimo Bianchi che lo aveva visto battersi come un leone nell’ Hambletonian ’87 vinto dal primatista mondiale Mack Lobell. Ialmaz fa parte di un lotto di sette fattrici in comproprietà tra Sandro Viani, titolare di Zenzalino, e il trainer-driver francese Jean Pierre Dubois che per 10 milioni di Lire riscatta il piccolo e se lo porta a crescere in Normandia. Né brutto né bello, viene chiamato Varenne come la strada dove risiede l’ambasciata italiana a Parigi. Rientra in Italia dopo un anno per essere preparato da Roger Grundin, lo svedese che segue in Italia il materiale di Dubois. Il francese – vero guru del trotto mondiale – è anche un “mercante” e vende Varenne. Saltano le trattative con Pietro Bezzecchi e Giancarlo Baldi, anche per la bocciatura dopo l’esame veterinario di chi vuole comprare. Troppi 180 milioni, sempre in lire, per un cavallo con un “chip” nella cartilagine ossea. Si presenta Giampaolo Minnucci. Sta cercando un cavallo per Enzo Giordano, un cambiavalute napoletano. I 180 milioni ci sono, manca il verdetto del veterinario. Secondo Pio Iannarelli la posposizione del chip non è pericolosa. L’ affare va in porto, Varenne approda a Tor San Lorenzo – sul litorale romano – agli ordini del trainer finlandese Jori Turja. Il resto è la storia del trotto.

Al termine di una scalata graduale partita dal primo Gran Premio vinto ad Aversa centra il Derby Italiano del Trotto battendo fra gli altri il suo grande rivale Viking Kronos, che lo aveva preceduto nettamente in una calda serata di luglio a Milano nel Nazionale. Nel Nastro Azzurro Varenne domina, Viking Kronos crolla ed è solo quarto.

Nel 1999, a 4 anni, Varenne non conosce sconfitte nel circuito dei gran premi della sua generazione. Ne vince 12. A metà novembre arriva a S. Siro la campionessa americana Moni Maker, protagonista assoluta al di qua ed al di là dell’Oceano. Varenne risolve la pratica con un paio di terribili bordate. L’americana va al tappeto, Varenne va dritto all’ Amérique, a Parigi, la corsa più importante al mondo. Lì fallisce però con tanti rimpianti la missione Oltralpe. Vince General du Pommeau, Varenne è terzo dopo una partenza discutibile ma torna ancora più forte e completo. Nel corso del 2000 corre e vince il Gran Premio della Lotteria ancora contro Moni Maker. Un cavallo nato in Italia non lo centrava dal 1974 Varenne entra nella storia. Prosegue poi la stagione sui palcoscenici europei tra gioie e dolori. Il cavallo è stanco e viene fermato in vista del nuovo assalto all’Amérique. Nel gennaio successivo Varenne arriva a Parigi al 110% della condizione, Minnucci è straordinario: gioco, partita e incontro. Apoteosi bianco-rosso-verde. Qualche mese dopo, a maggio, a Solvalla, l’ippodromo di Stoccolma, centra per la prima volta l’Elitlopp. Non è finita qui. Nell’estate 2001 vola in Usa per partecipare alla Breeders Crown. Al Meadowlands, il principale ippodromo di New York, la storia diventa mito. Battuti anche i campioni americani all’allora record del mondo di 1.51 e 1/5 sulla distanza del miglio. E’ ormai un campione planetario. Arriva il 2002 e Varenne bissa l’uno-due Amérique-Elitlopp, naturalmente preceduto dal successo nel Lotteria di Napoli. E’ così l’unico cavallo nella storia del trotto mondiale ad aver vinto il titolo di “Cavallo dell’Anno” in tre differenti Stati (Italia 2000, 2001, 2002; Francia 2001 e 2002; Stati Uniti 2001).