“La previdenza complementare assume un impatto sempre più rilevante per far quadrare i conti di una previdenza che non è più sostenibile. La denatalità ha un peso, come il lavoro non continuativo, i giovani che entrano sempre più tardi nel mercato del lavoro stabile e un quadro che ci dice che nei prossimi anni avremo un serio problema di coperture a sostegno per una larga parte dei nostri lavoratori. La previdenza complementare in Veneto è diventata legge qualche anno fa con lo spirito di diffondere la cultura di una maggiore percezione del fatto del che ci dobbiamo occupare di questo aspetto della vita del lavoro dopo aver lavorato”.
Così l’Assessore al lavoro della Regione del Veneto annuncia la pubblicazione del primo bando pubblico regionale che incentiva la previdenza complementare, per il quale sono stati messi a disposizione 100.000 euro.
La sfida lanciata anni fa in materia di previdenza complementare e welfare integrato regionale è stata raccolta dalla Regione del Veneto attraverso la Legge Regionale n. 15/2017 “Interventi per lo sviluppo della previdenza complementare e del welfare integrato regionale del Veneto”, nella quale emerge l’intenzione di costruire un modello di welfare integrato, attraverso un nuovo equilibrio tra servizio pubblico e offerta integrativa sussidiaria. La legge indica la costruzione e la promozione di una rete territoriale per mettere in sinergia tutti servizi, interventi e soluzioni strutturali attivate dai diversi attori presenti nel territorio.
“La nuova legge ha segnato un punto di svolta della politica regionale sul tema cruciale del futuro del nostro sistema di welfare – sottolinea l’Assessore regionale al lavoro -. Invecchiamento della popolazione, discontinuità dell’età lavorativa e allungamento dell’età pensionabile sono fenomeni che dimostrano quanto sia centrale il tema della previdenza complementare e strategica la scelta di presidiare il fenomeno da parte della Regione del Veneto attraverso l’unità operativa di Veneto Lavoro, Veneto Welfare”.
I dati indicano che ammonta a oltre 1000 miliardi di euro, pari al 58% del Pil nazionale, il patrimonio di fondi pensione, casse previdenziali e fondazioni bancarie in Italia, ma la maggior parte delle risorse si dirige verso l’economia estera. Un totale di circa 155 miliardi di euro di TFR sono confluiti nelle forme di previdenza integrativa tra il 2007 e il 2020. Nello specifico, per quanto riguarda la previdenza complementare, nel 2020 si registra una crescita dei contributi versati dagli iscritti ai fondi pensione (+2,4%), per un totale di 16,5 miliardi di euro. Il Veneto vale il 10% del dato nazionale.
L’aumento del numero degli iscritti registrato negli ultimi anni dimostra quanto la Regione del Veneto creda alla previdenza integrativa tanto che nella nostra regione oltre il 40% dei lavoratori veneti aderiscono ai Fondi rispetto ad una media nazionale del 24%.
La previdenza complementare, la cui libertà è garantita dall’ultimo comma dell’art. 38 della Costituzione, rappresenta il secondo pilastro del sistema previdenziale, affiancandosi al sistema pensionistico pubblico (primo pilastro) e al sistema meramente privatistico (secondo pilastro). Essa nasce con lo scopo di integrare la previdenza pubblica, quest’ultima infatti rischia di non riuscire a mantenere l’equilibrio necessario fra i contributi ricevuti e le prestazioni pensionistiche erogate. Incentivare l’adesione alla previdenza complementare è utile per garantire alle nuove generazioni livelli più elevati delle pensioni. Va inoltre garantito un maggior livello di inclusione previdenziale, tenendo conto della disparità di genere e dell’età, riducendo il rischio di povertà in età avanzata.
Per tutti questi motivi è stato predisposto un bando, tra i pochi a livello nazionale, per incentivare l’adesione alla previdenza complementare.