Nicola Venchiarutti, Cycling Team Friuli, friulano di Osoppo (Ud), classe 1998, ha trionfato in volata nella 104esima edizione della Popolarissima. Ha battuto allo sprint un gruppetto di 26 atleti che nel corso delle ultime due delle 14 tornate in programma sul circuito cittadino trevigiano sono riusciti ad evadere dal controllo del plotone dei 171 atleti che si erano presentati ai nastri di partenza della classica trevigiana.
Un finale denso di emozioni quello che ha caratterizzato la corsa ultracentenaria che ha richiamato lungo le Mura di Treviso e Viale Bartolomeo D’Alviano il pubblico delle grandi occasioni.
“Sapevo di stare bene, quando siamo riusciti ad evadere dal gruppo non pensavo che questa azione potesse giungere sin sul traguardo perché l’accordo tra i fuggitivi non era dei migliori. Con il passare dei chilometri ho capito che avrei dovuto risparmiare le energie per lo sprint anche perché nella fuga erano presenti molti uomini veloci. Quando ho preso la testa ai 250 metri ho cercato di dare il massimo e nessuno mi ha più rimontato. Sono felicissimo, questa vittoria è per la squadra che anche oggi ha corso in maniera spettacolare e per i miei tecnici che mi sono sempre vicini” ha raccontato Nicola Venchiarutti dopo il traguardo.
E ancora una volta Treviso si rivela capitale del ciclismo. Sulla linea del traguardo anche Fausto Pinarello. La sua Popolarissima l’ha vinta pure lui. Nicola Venchiarutti, del Cycling Team Friuli corre con bici Pinarello. “Che ricordi con questa corsa. Quando mio papà, Giovanni Pinarello, era presidente della Unione Ciclisti Trevigiani. Le settimane intense di preparativi che precedevano la corsa. E poi i suoi racconti di quando la vinse, alla fine degli anni Quaranta. Una vittoria che valeva e vale tuttora una stagione. Una corsa che lancia a livello internazionale la nostra città”. Un abbraccio e una stretta di mano, poi a e dopo la partenza tra Mario Conte, sindaco di Treviso e Fausto Pinarello. “E’ grazie a marchi prestigiosi come Pinarello o tanti altri che Treviso è la vera e propria capitale del ciclismo – illustra il primo cittadino leghista -. Amo il ciclismo, uno sport di fatica, di resistenza. Alla fine vince chi tiene duro. E questi ragazzi, di vent’anni, che faticano, sui pedali, sono l’esempio buono delle gioventù. Non quelli che imbrattano i monumenti antichi o sporcano le città. Quelli sono esempi negativi e di una società da recuperare”.
Il riferimento è chiaramente al ragazzino di vent’anni pizzicato a imbrattare con il pennarello la Loggia dei Cavalieri. E intanto Treviso si prepara alla grande festa rosa del ciclismo. Il 31 maggio la partenza di una delle ultime tappe del Giro d’Italia. “Treviso deve diventare la cantale delle due ruote e su questo stiamo lavorando, con un marchio o un simbolo”, conclude Mario Conte. E che festa del ciclismo sia.