Un cahier de doléance articolato in 10 corposi punti: è quanto hanno presentato stamattina i sindaci della Marca Trevigiana ai parlamentari eletti sul territorio. L’appello è perentorio: gli enti locali trevigiani sono al collasso, bisogna intervenire subito, già con l’imminente Legge di Bilancio.
L’iniziativa – ci tengono a precisare i primi cittadini di Marca – ha carattere “sindacale”, non è da leggersi come provocazione politica, tanto che è trasversalissimo il fronte dei sindaci che denunciano i reiterati abusi dello Stato sugli enti locali.
All’incontro si sono presentati gli onorevoli Raffaele Girotto, Sonia Fregolent e Angela Colmellere.
«Il confronto con i parlamentari del territorio è indispensabile perché si facciano carico delle criticità e delle problematiche dei Comuni e dei nostri cittadini – afferma Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana -. Se vengono liberate le risorse dei nostri enti, riusciremo a migliore i servizi alle persone, fare più investimenti e creare più sviluppo locale. È una battaglia trasversale per restituire quell’autonomia ai Comuni che negli anni è stata fortemente limitata, per difendere il rispetto delle regole e richiamare lo Stato alla necessità di tale rispetto. Dispiace che di 9 parlamentari del nostro territorio, solo 3 fossero presenti all’incontro. Ci auguriamo che anche gli altri si facciano carico delle istanze presentate».
Si legge nel documento consegnato ai parlamentari: “L’opinione pubblica deve essere informata del fatto grave che la capacità di azione dei Comuni è ormai gravemente compromessa sia nella spesa di investimento per strutture e infrastrutture, sia nella spesa corrente per servizi (cultura, sociale, scuola, ecc.) a causa del taglio dei trasferimenti dallo Stato agli enti locali (eppure si trattava di modestissime restituzioni) e del patto di stabilità – oggi definito, in modo fuorviate, come “pareggio di bilancio”, poiché quando non si riesce a cambiare le cose, si mutano i nomi”.
Tra le richieste avanzate, la concreta attuazione del “federalismo dei costi standard”; la restituzione ai Comuni della “piena autonomia nel governo della leva fiscale”; l’aggiornamento del catasto in tutto il territorio nazionale (per avere basi imponibili realistiche); l’effettiva liberalizzazione degli avanzi di bilancio e la revisione di tutti quei “meccanismi bizantini” che impediscono l’utilizzo degli spazi finanziari pur in assenza di debito; la soppressione del sistema della Tesoreria Unica; la possibilità per i Comuni del ricorso all’indebitamento per investimenti di messa in sicurezza del proprio territorio; lo sblocco del turnover e la possibilità di nuove assunzioni su base concorsuale; una reale semplificazione legislativa per abbattere la “giungla normativa” vigente che ingessa l’azione amministrativa dei Comuni.
A coordinare l’iniziativa, è stato il sindaco di Montebelluna Marzio Favero: «Bene fa Zaia a rivendicare alla Regione Veneto l’esercizio di tutte le competenze possibili – dichiara – e con la stessa forza si deve porre il problema dell’autonomia dei Comuni. L’art. 114 della Costituzione, così come modificato nel 2001, rende i Comuni enti equi-ordinati e non subordinati allo Stato».
L’autonomia degli enti locali, ormai, è ridotta al lumicino.
«In cinque anni – elenca il sindaco di Montebelluna – i Comuni si sono visti azzerare i finanziamento statali, sottrarre gli introiti dell’Imu, bloccare le assunzioni di personale, e hanno subito tutti meccanismi che conosciamo relativi all’avanzo di amministrazione che li hanno messi definitivamente in ginocchio. I Comuni sono enti di base che danno risposte ai cittadini: è drammatico che oggi non abbiamo le risorse per fare manutenzioni ordinarie alle infrastrutture, per mettere a norma antisismica gli istituti scolastici, per riqualificare gli impianti sportivi, per i servizi di base».
Favero incalza: «C’è un diritto all’autonomia sancito dalla Costituzione anche per gli enti locali, un tema eluso finora, che oggi va rimesso al centro del dibattito politico. Anche perché ormai i Comuni, dopo anni di sacrifici, sono arrivati al punto di rottura».
«La nostra piattaforma di rivendicazioni – ribadisce il primo cittadino di Montebelluna – non è da intendersi come una provocazione politica ma come un appello alla responsabilità perché i cittadini che pagano le imposte hanno il diritto di vedersi garantiti i servizi di base. È oggi incettabile che si chiedano sacrifici ancora agli enti locali: la loro parte l’hanno già fatta e hanno diritto a vedersi riconosciuta l’autonomia finanziaria indispensabile per garantire i servizi base ai cittadini».
Per Favero, «il riconoscimento dell’autonomia locale è più importante del reddito di cittadinanza e di altri temi che occupano l’agenda del governo in questo momento, altrimenti vale il vecchio detto latino: “Nemo ad impossibilia tenetur”, nessuno è tenuto a fare cose impossibili, che vale come principio giuridico: se lo Stato non è in grado di riconoscere ai Comuni le risorse minime abbia almeno la decenza di sollevarci da responsabilità civili e penali.»
L’Associazione Comuni ha colto l’occasione per chiedere ai parlamentari di assicurarsi che il procedimento di restituzione dei 24 milioni di euro ai 44 Comuni trevigiani, frutto del ricorso vinto al Consiglio di Stato, si concluda in tempi rapidi.