Numerosi cittadini, rappresentanti istituzionali e studenti hanno partecipato questa mattina, in via del Rigo 2 a Carpenedo, alla posa della Pietra d’Inciampo dedicata a Vittorio Bassi: nato a Venezia il 4 giugno del 1901, arrestato a Mestre e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, non è sopravvissuto alla Shoah.
Un omaggio condiviso e collettivo per proseguire, per la prima volta anche in terraferma, il percorso della memoria, che dal 2014, ha visto la deposizione nella città di Venezia di 130 Stolpersteine, blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone per ricordare i cittadini veneziani deportati nei campi di sterminio nazisti.
Alla cerimonia odierna insieme alla presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, erano presenti gli assessori Laura Besio e Renato Boraso, il presidente della Municipalità di Mestre Carpenedo Raffaele Pasqualetto e di Venezia Murano Burano, Marco Borghi, consiglieri comunali e di Municipalità.
Molti inoltre i rappresentanti del Coordinamento cittadino per il Giorno della Memoria: Paolo Navarro Dina, vicepresidente della Comunità ebraica, Giulia Albanese, presidente dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, Ana Luiza Massot Thompson-Flores, ufficio Unesco Venezia, Luisella Pavan-Woolfe, direttrice del Consiglio d’Europa-Ufficio di Venezia, Petra Schaefer del Centro Tedesco di Studi Veneziani.
Presenti inoltre rappresentanti dell’Anpi, dell’associazione Alpini e Figli della Shoah e gli studenti dell’Istituto comprensivo Giulio Cesare di Mestre, indirizzo musicale, che hanno eseguito un brano al violoncello.
“Venezia in questi anni ha dimostrato di essere un grande esempio del saper fare memoria” ha sottolineato la presidente Damiano. “Sono molto felice di vedere tanti giovani: è un modo per far sì che la memoria resti viva, accompagnandoci durante tutto l’anno, per contrastare quei germi di odio, razzismo, discriminazione ancora oggi presenti nella nostra società. E’ un impegno condiviso e importante che ci vede uniti e che anno dopo anno cresce e si rafforza. Queste persone sono state strappate alla vita, ai sogni, al loro futuro: abbiamo il dovere di ricordare”.
“Il nostro – ha aggiunto Navarro Dina – è un lavoro di ricerca, memoria, ricostruzione di persone di cui rimangono un nome e una placca. Molte volte riusciamo a trovare testimonianze, abbiamo l’occasione di recuperare fotografie o documenti. Ricostruiamo un tessuto, che dà un senso di rete, unione e lotta contro l’antisemitismo, la xenofobia e l’intolleranza”.
Anche Mestre da oggi fa parte della rete delle città della Memoria che in tutta Europa sono 1200 per un totale di 70mila Pietre d’Inciampo. “E’ il memoriale diffuso più grande al mondo, che ci parla nel modo più intimo delle vite individuali di chi è stato strappato dalla follia nazi- fascista dai luoghi dei propri affetti” ha rimarcato Pavan-Woolfe.
Il presidente della Municipalità Pasqualetto ha ringraziato la comunità mestrina per non aver voluto mancare ad un appuntamento così significativo e simbolico: “Con il passare degli anni – ha aggiunto – mancheranno i testimoni diretti degli orrori della Shoah, per questo è fondamentale la partecipazione delle nuove generazioni”.
La presidente dell’Iveser Giulia Albanese ha posto l’accento sul lavoro di ricerca dell’Istituto per la storia della Resistenza nella collaborazione al progetto, attraverso lo studio dei registri delle matricole del carcere, e di restituzione delle informazioni attraverso la mappa virtuale delle Pietre d’Inciampo che viene costantemente aggiornata.
Mentre il professore di Ca’ Foscari Shaul Bassi, che con Vittorio Bassi aveva in comune un antenato, Jacob, ne ha ripercorso la storia: “Jacob aveva scelto di dare ai propri figli nomi risorgimentali, della cultura classica. A prescindere dal rapporto di quel ramo della famiglia con la propria identità ebraica voleva sottolineare l’italianità e l’attaccamento alla patria, che li ha ricambiati ammazzando il nipote Vittorio e tantissimi altri ebrei”.
Ora in città resta il loro ricordo attraverso le numerose Pietre d’Inciampo posate, che singoli o gruppi possono adottare curandone la manutenzione.