Era il 5 luglio del 1981 quando Giuseppe Taliercio fu ucciso a Marghera dalle Brigate Rosse.
Il Comune di Venezia ha voluto commemorare oggi il tragico assassinio per mano dei terroristi dello storico dirigente dello stabilimento petrolchimico della Montedison.
La cerimonia per il 41°anniversario s’è svolta stamani nel punto in cui il corpo fu ritrovato, in via Pasini angolo via Bottenigo, alla presenza delle autorità.
Insieme agli assessori ai Rapporti con le Municipalità Renato Boraso e alla Sicurezza Elisabetta Pesce, erano infatti presenti i presidenti delle Municipalità di Mestre Carpenedo Raffaele Pasqualetto e quello della Municipalità di Marghera Teodoro Marolo.

Don Luciano Degan, sacerdote della parrocchia Gesù Divino Lavoratore di Marghera, ha officiato la cerimonia con preghiere e benedizione ai partecipanti e leggendo alcune parole della defunta Gabriella Magnani, vedova Taliercio. “Io e i miei figli abbiamo perdonato gli assassini di Pino nonostante tutto l’odio che hanno manifestato. La strada dell’amore, della bontà e della non violenza è l’unica che Giuseppe ci abbia insegnato”. E’ stata poi deposta una corona sulla targa in ricordo di Giuseppe Taliercio. 

“La presenza delle istituzioni indica la tensione emotiva rispetto a queste vicende, tutt’altro che retorica” le parole dell’assessore Boraso. “Continuiamo a essere presenti anche al ricordo degli omicidi di Sergio Gori e Alfredo Albanese. Le testimonianze di ciò che hanno vissuto sembrano incredibili e invece dobbiamo fare in modo che la memoria di chi senza colpa ha sacrificato la propria vita, magari svolgendo il proprio lavoro, non si perda nell’oblio. Omicidi che hanno colpito tutto il Paese per i quali dovrebbero arrivare doverose scuse, anche a distanza di tanti anni”.

Al rito commemorativo anche il vice prefetto di Venezia Sebastiano Cento e il vicario della questura Eugenio Vomiero, oltre a varie delegazioni di forze militari ed esponenti della società civile: Guardia di Finanza, Carabinieri, Corpo degli Alpini e Marina. Con loro, tra gli altri, anche alcuni amici ed ex colleghi della Montedison, alcuni membri dell’associazione Bersaglieri ‘Vianello’, dell’Istituto del nastro azzurro fra combattenti al valore militare (sezione di Mestre) e dell’Unitalsi.

Anche il figlio di Giuseppe Taliercio, Cesare ha voluto ricordare il sequestro dell’ex dirigente Montedison, ucciso dopo 46 giorni di prigionia. “Vorrei che venga sempre rifiutata la violenza, a tutti i livelli, ancor più atroce se perpetrata verso uomini inermi che si recano al lavoro. Un appello a chi in quegli anni di tensione ha vissuto e ha maturato il giusto ripudio agli atti violenti commessi, di far memoria e trasmetterla con la speranza che tutto ciò che la mia e altre famiglie in Italia hanno subito non si ripeta. Che gli uomini tornino ad essere uomini”.

“E’ un giorno importante per la comunità di Marghera che ci porta a ricordare un evento che ha segnato un periodo nero per il nostro territorio” ha aggiunto il presidente di Municipalità Teodoro Marolo. “Sono passati 41 anni dal feroce omicidio dell’ingegner Taliercio per mano di vigliacchi che credevano così di poter risolvere problemi. Taliercio esercitava il suo ruolo di dirigente con profondo senso morale, onestà intellettuale e coerenza a difesa delle istituzioni. Aveva creato in fabbrica un clima di dialogo con gli operai, inusuale prima di allora. Dobbiamo ricordarlo come emblema anti-terrorismo e contro ogni forma di sopruso da fare conoscere alle future generazioni. I giovani devono crescere con la convinzione che l’uso della forza e le angherie non servono. Serve invece confronto e dialogo per far crescere la società”.