E’ allarme siccità da Portogruaro a Cavarzere. La situazione peggiora col passare dei giorni – avverte Coldiretti Venezia – a causa delle precipitazioni insufficienti nonostante le aspettative meteorologiche.
“Dubbi sulla quantità del primo sfalcio dei prati stabili – dicono i tecnici di Coldiretti – Per il grano c’è stato uno scarso accestimento e una levata molto stentata, l’attuale stress idrico nella fase di prespigatura ne compromette ulteriormente il raccolto. Il mais incontra difficoltà di germinazione nei terreni tenaci e disomogeneità nella crescita. Le barbabietole bene o male sono germinate ma senza risorsa idrica non hanno un accrescimento costante. Si riscontra anche difficoltà nella crescita delle piantine di ortaggi appena piantate ed in ogni caso per crescere serve l’acqua”.
Per placare la grande sete dei campi servono interventi di soccorso con mezzi e strumenti onerosi. “ Sembra di essere in pieno luglio- afferma Marco Liviero cerealicoltore di Cavarzere – con l’aggravante che durante la notte non c’è rugiada e di giorno il vento asciutto secca subito i campi appena bagnati” – spiega Liviero. “Ci stiamo organizzando con l’irrigazione per scorrimento, è già stato innalzato il livello dell’acqua nei canali come accade durante i mesi estivi.” I costi incidono sulla redditività delle aziende già messe a dura prova dall’emergenza sanitaria. Gli imprenditori stanno sostenendo spese importanti per le produzioni orticole e frutticole che già fanno ricorso all’irrigazione per salvare le coltivazioni. A Sant’Erasmo in piena raccolta di carciofi ci è stata segnalata una siccità mai registrata prima nel mese di Aprile “ In alcuni punti le piante sono in sofferenza- avverte Carlo Finotello presidente del Consorzio del Carciofo Violetto di Sant’Erasmo – la settimana scorsa temevamo, a causa dell’emergenza Coronavirus, di non riuscire a vendere una parte dei carciofi ma andando avanti di questo passo il problema non si porrà! avremo un 30% in meno di produzione e a metà maggio saremo già senza carciofi”.
“Per mettere gli agricoltori nella condizione di poter continuare a lavorare per il bene della collettività – conclude Coldiretti – serve un Piano Marshall che abbia ricaduta su tutti i comparti che concorrono a fare dell’agroalimentare nazionale l’emblema del Made in Italy nel mondo”.