Ambulatorio aorta: Il primario di Cardiochirurgia Domenico Mangino, al centro, con parte della sua équipe cardiochirurgica
Ambulatorio aorta: Il primario di Cardiochirurgia Domenico Mangino, al centro, con parte della sua équipe cardiochirurgica

 All’ospedale di Mestre esiste un posto che anticipa la patologia aortica e si prende cura di intere famiglie con questa predisposizione. A un anno esatto dalla sua nascita, di famiglie a rischio ne ha trovate, contattate e trattate 20. Si chiama Ambulatorio aorta e previene l’arrivo del killer silenzioso. Si trova all’interno del reparto di Cardiochirurgia dell’Angelo. Alla sua porta bussano pazienti di ogni età e da ogni parte del Veneto: è unico nel suo genere, e uno dei pochissimi, simili, a esistere nel Nordest.

L’ambulatorio aorta

Questo ambulatorio del cuore ha già seguito, all’interno dell’offerta assistenziale regionale, 211 persone, tra chi si è presentato già con una diagnosi, chi con dei sospetti del medico curante e chi è stato invece chiamato dall’équipe dell’aorta grazie alle indagini sul congiunto seguito per la stessa patologia, o su quello deceduto per sindrome aortica non nota e riscontrata a seguito di autopsia.

L’Ambulatorio aorta previene queste patologie mortali perché è in grado di trattarle prima che uccidano. Il merito va al monitoraggio continuo e a lungo termine, alla presa in carico multidisciplinare del paziente, e, in molti casi – 40 fino ad ora -, anche dei suoi familiari. Per una ventina di loro, ai quali è stata riscontrata così una patologia acuta dell’aorta, è stato possibile anticipare l’operazione salvavita in modalità programmata, e non intervenendo d’urgenza. L’équipe dei cardiochirurghi si occupa così anche di operare “preventivamente” i pazienti a rischio, ovvero quando ancora non presentano alcun sintomo, ma l’indagine diagnostica risulta invece inequivocabile.

“Si può parlare di un vero e proprio centro di prevenzione della patologia aortica, capace, con la diagnosi precoce, di scongiurare eventi cardiaci improvvisi e dall’esito spesso letale, come la dissecazione aortica. È chiamata killer silenzioso proprio perché si tratta di una patologia che, nella maggior parte dei casi, non presenta alcun sintomo se non al suo culmine – spiega il primario di Cardiochirurgia Domenico Mangino proprio nella Giornata mondiale della dissecazione aortica, che cade ogni 19 settembre -. Le diagnosi, infatti, sono spesso fortuite, a seguito di indagini effettuate per altre ragioni, quelle che noi specialisti chiamiamo incidentalomi. Con questo ambulatorio, invece, la ricerca è attiva e preventiva”.

“Il 30% dei pazienti con patologia aortica hanno familiari a rischio di sviluppare la stessa malattia – dice il cardiochirurgo responsabile dell’Ambulatorio aorta, Paolo Magagna -. Per questo per noi è importante anche indagare sul paziente colpito: questo approccio è essenziale per una medicina preventiva e personalizzata, perché migliora la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie. Il nostro ambulatorio ci permette così di identificare tempestivamente le patologie dell’aorta (dissecazione, aneurisma, ematoma intramurale, rottura traumatica e ulcera penetrante) e di gestirle con un approccio programmato e un percorso di cura personalizzato di altissimo livello, evitando il più possibile interventi in emergenza”.

All’Ambulatorio aorta si accede con un’impegnativa che indichi la necessità di una visita cardiochirurgica all’interno di questo ambulatorio. Con questa, l’utente può chiamare il Cup o contattare la segreteria di Cardiochirurgia (al numero 041 965 6333, dalle ore 10 alle 12, o alla mail ambulatorio.aorta@aulss3.veneto.it). Nel corso della visita il cardiochirurgo valuta il paziente, che verrà richiamato direttamente dall’ambulatorio per tutti gli eventuali esami, visite e interventi successivi. Quando necessario scendono in campo anche il genetista, il radiologo, il cardiologo e il chirurgo vascolare. Nel caso venga anche individuata la variante genetica che indica la familiarità della patologia, l’indagine si estende automaticamente a tutti i familiari di prima generazione del paziente, che vengono chiamati direttamente dall’ambulatorio per essere a loro volta presi in carico.