Gli antibiotici accrescono il rischio di patologie infiammatorie intestinali? Con la sigla IBD (Inflammatory Bowel Disease) ci si riferisce alla categoria di malattie infiammatorie croniche dell’intestino, che vanno dalla malattia di Crohn alla colite ulcerosa.

Negli ultimi 30 anni la prevalenza globale delle IBD è aumentata dell’85%, con un numero di ammalati pari a circa 7 milioni a livello mondiale.

Relazione tra antibiotici e malattie intestinali: lo studio

A riguardo è particolarmente interessante un nuovo studio pubblicato su Gut e condotto dai ricercatori della NYU Grossman School of Medicine.

Il team di ricerca ha dimostrato come l’esposizione agli antibiotici si associ a un rischio aumentato e cumulativo di malattia infiammatoria cronica intestinale, in particolare tra gli individui di età pari o superiore a 40 anni. I ricercatori hanno esaminato il rapporto dose-risposta tra l’esposizione agli antibiotici e lo sviluppo di IBD, il rischio di malattia di Crohn e colite ulcerosa (UC) e l’impatto della tempistica degli antibiotici e delle diverse classi di antibiotici sullo sviluppo di IBD. Per farlo si sono serviti di un ampio campione, pari a 6.104.245 persone.

I risultati

Entrando nel dettaglio, dallo studio è emerso come il rischio più elevato per lo sviluppo di malattie infiammatorie croniche intestinali sia da 1 a 2 anni dopo l’assunzione di antibiotici.

Ad essere particolarmente pericolosi, in tal senso, sono risultati essere gli antibiotici a base di nitroimidazoli e fluorochinoloni, generalmente prescritti per trattare le infezioni intestinali. Al contrario la nitrofurantoina è la sola classe antibiotica non associata al rischio di infiammazione intestinale, a prescindere dall’età.