Si inizia dal Sindaco per arrivare alla Regione, al Governo, fino all’Europa. L’emergenza coronavirus, per le imprese, entra ora, non solo nel vivo della quarantena ma anche nel vivo del problema. Le imprese sono già allo stremo e, mentre la chiusura di gran parte di commercio e turismo si prolunga, i tributi comunali ed i costi degli affitti corrono, ma le casse degli esercenti sono vuote per mancanza di incassi.
Confcommercio provinciale ha inviato una missiva a tutti i Sindaci della Provincia di Treviso, ad Anci ed all’Associazione Comuni della Marca Trevigiana, per chiedere, con urgenza, di concertare misure e provvedimenti concreti da cui poter iniziare a progettare la ripartenza e bloccare i costi fissi.
“La concertazione di primo livello con le Amministrazioni comunali – spiega Federico Capraro, presidente di Confcommercio- è fondamentale ed ha sempre contraddistinto la Marca trevigiana. Stiamo assistendo ad interventi spot di qualche Sindaco ma – vista la gravità della situazione – occorre strutturare un sistema di aiuti comunali omogeneo e coerente. Non è possibile fare differenze tra comune e comune a parità di categorie merceologiche”.
Confcommercio ha messo nero su bianco 9 “capitoli” fondamentali per i quali i Comuni possono attivarsi, attingendo alle proprie casse o facendo da interfaccia coi proprietari degli immobili e le loro Associazioni. Si parte con il capitolo affitti (sgravio Imu per i proprietari che sospendono i canoni ora e li riducono poi). Tributi: la sospensione di Cosap e Tosap, il rimborso della tassa di pubblicità già pagata (o esenzione per tutto il 2021), la sospensione per tutto il 2020 della tassa di asporto rifiuti (almeno per i codici ateco che tengono chiuso). Sul fronte immobili: la revisione dell’Imu per i proprietari prevedendo l’esenzione totale per gli immobili a destinazione alberghiera (D2) e per il settore ricettivo, la sospensione e la riconversione della tassa di soggiorno (qualora già incassata) in un fondo di sostegno per le imprese del turismo, infine il sostegno alle attività commerciali di beni di prima necessità nelle consegne a domicilio.
“Siamo solo all’inizio – spiega Capraro – la ripresa dipenderà da quanto intelligente sarà il territorio nel sostenere con immediatezza le proprie imprese, “ossatura delle nostre città e dei nostri paesi”, deliberando sgravi ed incentivi mirati ed indipendenti dai decreti governativi che si prospettano già totalmente inadeguati alle esigenze reali. Il #CuraItalia è, al momento, un’aspirina somministrata ad un malato agonizzante, per riprendersi serve una “terapia d’urto”, le perdite già ingenti saranno definitive , il turismo è totalmente offuscato almeno per un anno. Ci aspettiamo l’intervento dei Sindaci: aiutare le nostre imprese a non chiudere significa aiutare le nostre città a sopravvivere. Di questo, purtroppo grazie a questa emergenza, solo ora se ne sono accorti.”