“Non si possono liquidare le preoccupazioni di un intero territorio dicendo ‘andate in Procura a denunciare’, è un modo di fare offensivo, oltre che in contraddizione con gli atti approvati dal Consiglio nelle scorse legislature. Perché sul progetto dell’ampliamento sottofalda di Cava Morganella la maggioranza ha cambiato idea? Le motivazioni con cui hanno bocciato la nostra mozione sono prive di logica, irrispettose dei cittadini e dei loro rappresentanti. Quello di oggi era un voto su legalità, coerenza, onestà e responsabilità nei confronti delle future generazioni”. 

Queste le dure parole di Andrea Zanoni a proposito del ‘no’ arrivato dai banchi della maggioranza alla mozione, di cui era primo firmatario e sottoscritta da tutti gli esponenti di minoranza, con cui si chiedeva alla Regione di revocare il via libera all’ampliamento della cava, a cavallo tra i Comuni di Ponzano e Paese. Una discussione che ha visto protagonisti tutti i consiglieri del PD. 

 “Come si fa a dire che è una questione meramente tecnica e non politica e quindi non si può intervenire? Nella nona legislatura, nel 2014, è stata approvata una mozione che aveva come primo firmatario il collega Niero contro il progetto ed era un atto politico. Lo stesso nel 2016 con l’ordine del giorno con cui si chiedeva alla Giunta di effettuare, tramite Arpav, una ricognizione per determinare la natura e l’eventuale pericolosità dei materiali presenti nel fondo della cava. Perché il dietrofront, a maggior ragione dopo il via libera avvenuto con un decreto approvato in fretta e furia all’improvviso il 31 dicembre? Il Piano cave per Treviso prevede già autorizzazioni per 80 milioni di metri cubi di ghiaia, questi quattro in più non servivano”, ha attaccato Zanoni.

“Una procedura opaca e misteriosaha sottolineato in aggiunta Arturo Lorenzoni, portavoce delle opposizioni – Una questione non solo di merito ma anche di metodo, che non può non alimentare sospetti”.