“Siamo pronti ad aprire 350 cantieri per realizzare opere per 309 milioni di euro solo da qui a fine anno in tutte le province venete colpite dal maltempo dello scorso autunno – spiega Luca Zaia, Commissario delegato ai primi interventi urgenti di Protezione Civile – cifra che va a sommarsi agli oltre 100 milioni di euro di interventi d’urgenza già portati a termine o avviati. Per farlo abbiamo messo in campo una macchina da guerra che garantirà ai territori maggiormente colpiti dalla tempesta Vaia di fine di rimettersi in piedi e di ripartire. E’uno sforzo enorme, ma siamo consapevoli che solo in questo modo, pancia a terra, possiamo ridare alle nostre montagne, soprattutto quelle del bellunese, risorse ed energie necessarie a alla ripresa.”  

Il Commissario Luca Zaia ha presentato oggi a Venezia il dettaglio degli interventi che saranno messi in campo nel corso del 2019 nei territori colpiti dal maltempo dello scorso autunno. Un Piano che la Regione invia oggi al Dipartimento di Protezione Civile nazionale come previsto dal Decreto del Consiglio dei Ministri dello scorso 27 febbraio nel quale è previsto un finanziamento triennale di oltre 927 milioni di euro, oltre 382 milioni da investire nel 2019.

In dettaglio sono previste opere pari a 190.304.966 € in provincia di Belluno (66 milioni € per interventi alla viabilità, 80 milioni per opere di difesa idrogeologica, 7 milioni per i Serrai di Sottoguda e 8 milioni per il lago di Alleghe, opere di difesa idrogeologica 28,7 milioni, progettazione interventi di difesa idrogeologica 2,4 milioni, progettazione difesa idrogeologica 600mila), 28.750.000 € in provincia di Venezia ( dei quali 17 milioni € difesa della costa), 26.563.000 € in provincia di Vicenza (opere di difesa idrogeologica 10 milioni €), 23.345.000 € in provincia di Rovigo (dei quali 7.500.000 € per difesa della costa), 18.646.000 € in provincia di Treviso (sistemazioni idrauliche), 15.122.000 € in provincia di Verona (sistemazioni idrauliche) e 10.219.000 € in provincia di Padova (con opere di difesa idrogeologica e sistemazione idraulica pari a 5.069.000 €). A queste si sommano 72.350.000 € di opere di interesse regionale come, ad esempio, il piano vivaistico (900.000 €) e la sistemazione della rete acquedottistica (2.800.000 €) che vanno ad interessare più territori in differenti province.

I cantieri che saranno aperti nel corso dell’anno nei territori colpiti dalla tempesta Vaia superano i 309 milioni di euro. A tale cifra si aggiungono i circa 100 milioni di opere già concluse o avviate, anche ricorrendo ad altre ordinanze di finanziamento ministeriale. Si tratta ad esempio di opere di viabilità (la viabilità è stata ripristinata grazie a 105 cantieri nel bellunese e 30 fra le province di Treviso e Belluno) e mappatura del rischio valanghivo (identificate 86 nuove aree di rischio).

Per quanto riguarda la pulizia boschi saranno aperti, in aggiunta a quelli già attivi, centinaia di cantieri, un numero da definire dopo il disgelo, perché al momento non si è ancora entrati in moltissime aree nei 30mila ettari colpiti da Vaia. La cifra di 2.500.000 di metri cubi di materiale schiantato, frutto del primo monitoraggio, è destinata ad aumentare perché con la fine dell’inverno si entrerà nei boschi.  Sull’Altopiano di Asiago è stato venduto il 90 per cento del legname pari a 500/600.000 mc mentre per quanto concerne l’Agordino stanno uscendo i primi lotti di vendita del legname per le zone libere da prescrizioni ARPAV su un totale di boschi schiantati pari a 750.000/800.000 metri cubi. Il prezzo di vendita generale del legname è tra i 15 e i 30 €/mc, superiore comunque alla base d’asta.

Il Piano che il Commissario presentato e inviato oggi al Dipartimento di Protezione Civile Nazionale tiene conto degli interventi segnalati dai Soggetti Attuatori e contrattualizzabili entro il 30 settembre 2019. L’elenco di interventi considera la necessità di garantire la maggiore e più efficace messa in sicurezza dei boschi e dei versanti esposti a frane e valanghe, la rimozione dell’enorme quantità di materiale solido trasportato dai corsi d’acqua nel corso dell’evento di fine ottobre 2018, la necessità di garantire la sicurezza idraulica dei principali fiumi e quella di procedere alla rapida rimozione del legname abbattuto per motivi fitosanitari.