Non senza qualche difficoltà, legata al blocco del sito Inps per sovraffollamento di domande, Coldiretti Venezia stamane è riuscita a trasmettere più di mille richieste di flussi inoltrando tutte le domande pervenute da circa centocinquanta aziende agricole veneziane. Sono di fatto domande di quote di ingressi che attraverso il meccanismo del click day, vengono “bruciate” nello spazio di pochi minuti, senza peraltro la sicurezza che i lavoratori arrivino e siano effettivamente disponibili quando serve.
E’ per questo che Coldiretti ritiene che sia giunto il momento di superare una volta per tutte un meccanismo che non risponde né alle esigenze del mondo produttivo né alle legittime attese di chi cerca un impiego in agricoltura. Lo afferma Coldiretti dopo che il click day a livello nazionale ha fatto registrare un overbooking per I 110mila “posti” previsti, nonostante lo slittamento di orario per le difficoltà tecniche.
Il primo problema è rappresentato dal fatto che non tutti gli occupati richiesti risultano poi effettivamente disponibili. Nel 2024, secondo una stima Coldiretti, della quota gestita direttamente dalle associazioni datoriali agricole ne era arrivato solo il 70%. Ma nel 2023 la percentuale era stata addirittura di appena 1/3.
“ I numeri evidenziano come sia giunto il tempo di assumere una gestione diretta – afferma Giovanni Pasquali direttore di Coldiretti Venezia – sfruttando i passi importanti fatti con la revisione dell’ultimo decreto flussi, con un maggiore coinvolgimento delle associazioni datoriali. Sono positive alcune novità che riguardano agevolazioni burocratiche come ad esempio la firma digitale che sostituisce il viaggio dei datori di lavoro all’Ufficio Immigrazione, o lo spacchettamento in più giorni divisi per settori, ma permane un meccanismo complesso, a partire dai tempi di ambasciate e consolati dei Paesi d’Origine su cui non è possibile incidere, dove tropo spesso si creano dei “colli di bottiglia” sull’invio delle domande, poi difficile da evadere in tempi brevi.”
Coldiretti evidenzia come sia un passo importante arrivare a sanare le tante posizioni di irregolarità, nate anche a causa delle anomalie e delle incertezze dei click day, con stagionali che hanno preso parte alle attività di raccolta ma che non sono poi rientrati nei propri Paesi per evitare di perdere l’opportunità di essere impiegati ancora. Una forza lavoro “sommersa” che va ad alimentare il business delle agromafie e finisce vittima dei “caporali” quando potrebbe essere messa in trasparenza, considerata la pressante richieste di manodopera da parte delle aziende.
Ma occorre soprattutto lavorare sulla formazione all’estero. Coldiretti assieme a Filiera Italia, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e E4Impact, ha già messo in campo un progetto per la reperibilità di manodopera qualificata, partito da Egitto, Marocco e Costa d’Avorio. L’obiettivo è formare i lavoratori direttamente nei Paesi d’origine, superando l’idea che l’agricoltura abbia bisogno solo di braccianti, attraverso una formazione specialistica che punti a creare anche, ad esempio, piloti di droni o altre figure professionali capaci di padroneggiare gli strumenti di Agricoltura 4.0.