Notizie+ Dario Meneghetti: scrittore ed ex tenore della Fenice malato di SLA dal 10 anni.

Noi della redazione di Notizie+ abbiamo il piacere di parlarvi di Dario Meneghetti e l’onore di avergli fatto qualche domanda. Abbiamo fatto questa intervista per aiutarlo a promuovere i suoi libri il cui ricavato permetterà a Dario di realizzare un suo sogno: rivedere il cielo dopo tanti anni.

 Dario Meneghetti, ex tenore della Fenice, nasce a San Donà di Piave. Fin dalla più tenera età, grazie alla famiglia, vive in un ambiente dedito alla musica e all’arte. Ha frequentato il Conservatorio di Venezia Benedetto Marcello e ha studiato canto lirico con il maestro Antonietti, Rosetta Pizzo e Francesco Signori. Negli anni Novanta fonda la fanzine letteraria “Limbranauta” che analizza il mondo con i filtri dell’autoironia e del nonsense e getta le fondamenta per quella che sarà la futura produzione scrittoria dell’ex cantante lirico.

Dario è malato di SLA da più di 10 anni ma non si è arreso ed è stato capace di reinventare la sua vita nonostante la sua attuale condizione di immobilità: oggi è infatti uno scrittore affermato.

 Dario Meneghetti e il sogno di rivedere il cielo

Questo ultimo libro rappresenta per Dario Meneghetti anche una speranza: uscire dalla sua stanza, prendere un po’ d’aria e vedere un pezzo di cielo. Per fare questo Dario ha bisogno di acquistare una carrozzina adatta alla sua condizione, si tratta di un macchinario tecnologico e complesso, molto costoso. Per aiutarlo a non perdere la speranza che lo contraddistingue, oltre al suo prossimo libro, c’è anche una campagna di crowdfunding grazie alla quale potremo contribuire tutti a realizzare il suo sogno e permettergli di uscire nuovamente dalla stanza in cui è prigioniero ormai da anni.

 L’intervista a Dario Meneghetti

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Dario Meneghetti, per fargli qualche domanda sulla sua produzione letteraria presente e futura.

Buongiorno Dario, ci puoi dire qualcosa sul tuo prossimo libro? Cosa racconterà?

L’autore ci spiega che non sa esattamente che cosa tratterà il suo prossimo romanzo, è ancora un progetto in divenire che però vorrebbe essere un continuum di Una pinta di nuvole (2023) ma che possibilmente vorrebbe dargli un taglio più balengo.

I tuoi libri e le tue parole hanno sempre fatto trasparire una magnifica voglia di vivere, anche questo tuo prossimo lavoro sarà pieno della tua solita vitalità?

Dario non ha dubbi. È la voglia di vivere che lo caratterizza sia come uomo che come autore che gli permette di affrontare la malattia con una forza di cui pochi sarebbero capaci. Ci dice: “Certo è una mia componente essenziale, non è a caso che resisto a questa condizione”.

 Esistono dei libri che sono stati di ispirazione per te e per la tua produzione letteraria? Anche per quanto riguarda questo ultimo libro?

Dario ha in mente due testi precisi: Pesca alla trota in America, romanzo astratto senza una trama precisa del 1967 scritto e pubblicato da Richard Brautigan e Fiori per Algernon, racconto di fantascienza scritto da Daniel Keyes nel 1959.

Il mondo editoriale vive di “mode” secondo te? Come hai affrontato questa sfida?

Si. Il mondo editoriale vive anche di mode, altrimenti non si giustificherebbero certi autori che non sanno neanche parlare e si fanno scrivere il libro dagli altri. Pezzenti. Questa sfida non mi ha minimamente riguardato, la mia era un’esigenza fisica e mentale che mi seguiva da trent’anni. Non c’era nulla di artefatto, io ho solo sfruttato con resilienza la SLA per raggiungere il risultato.

 Prima di salutarci abbiamo posto a Dario un’ultima domanda: “La critica ti considera ormai un autore di una certa importanza, come consiglieresti al pubblico, magari ad un lettore che non ha esperienza con le tue opere precedenti, di approcciare questo tuo ultimo lavoro?”

Anche da questa ultima risposta traspare la giovialità e la voglia di vivere di Dario: “Gli consiglierei di approcciare prima uno spritz gigante, senza ghiaccio. Poi di dimenticarsi la logica fondamentale.”