Continua la ripartenza della demografia d’impresa nel terzo trimestre 2021: rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso le sedi crescono di +525 unità a Treviso e di +93 unità a Belluno. In provincia di Treviso è stato superato lo stock delle imprese attive di due anni fa.

La crescita è sostenuta dalle attività dei servizi alle imprese e dall’edilizia.

Il commento di Mario Pozza, presidente Camera di Commercio Treviso-Belluno

Siamo ancora a discutere di green pass, e se il green pass minacci la nostra libertà. Intanto – sottolinea il Presidente della Camera di Commercio, Mario Pozza – grazie proprio alle misure che ci hanno messo in sicurezza e che ci permettono di muoverci e lavorare in modo libero e responsabile, nel rispetto delle nostre comunità, l’economia dei nostri territori continua a darci segnali positivi. Un grazie alla popolazione che si è vaccinata.

Questa volta tocca alla demografia d’impresa. Al dato che abbiamo in pancia alle Camere di Commercio. Snocciola i numeri, il Presidente: in soli tre mesi, da giugno a settembre, in provincia di Treviso si contano quasi 300 sedi di impresa in più. Sono +525 su base annua, rispetto a settembre 2020. Abbiamo un totale di 79.615 imprese attive nella Marca: più di quante ne avevamo a fine settembre 2019, prima di Covid. Analoghe le dinamiche in provincia di Belluno: +53 la crescita delle imprese su base trimestrale, quasi +100 su base annua. Il rimbalzo su base annua non riesce a compensare del tutto le perdite dell’anno scorso (-186), ma di certo si tratta di un segnale forte e incoraggiante, se si pensa che tutta la filiera del turismo è rimasta pressoché ferma fino a maggio.

Due i fattori trainanti, in entrambe le province – chiarisce Pozza: l’edilizia (che si trascina le attività immobiliari), evidentemente per effetto degli incentivi, e le attività terziarie. In provincia di Treviso l’edilizia spiega quasi la metà della crescita complessiva delle imprese su base annua. A Belluno spicca in particolare l’aumento delle imprese terziarie, ma l’edilizia segue subito a ruota. Meno lineare la situazione per il manifatturiero: nel bellunese perde 39 imprese su base annua e non si registra un recupero congiunturale; nel trevigiano la contrazione d’impresa su base annua è di quasi 100 imprese (metà nel legno-arredo), però tra giugno e settembre si riesce a contabilizzare un recupero di 35 imprese, soprattutto nella metalmeccanica.

Sono dati che mi portano a dire – aggiunge il Presidente – che non dobbiamo ancora abbassare la guardia. Dobbiamo piuttosto fare il possibile per sostenere questa ripartenza. Gli imprenditori che sento, in particolare, mi chiedono che sia una ripartenza che possa durare nel tempo, meno convulsa nei ritmi, ma più stabile, più chiara nelle sue direttrici strategiche, almeno laddove possano incidere le politiche industriali. Solo questa è la condizione per abbattere l’incertezza ed effettuare investimenti di medio periodo.

Ciò impone a noi tutti soggetti delle istituzioni e della politica un grande lavoro. Non possiamo sostituirci ai mercati, ci mancherebbe, ma possiamo contribuire a definire le cornici, le traiettorie evolutive entro le quali consolidare i segnali di questa crescita. Quindi – conclude Pozza – bene ragionare di “trasformazione digitale” e “transizione energetica” nell’ambito del PNRR: ma ora dobbiamo passare dai titoli agli obiettivi concreti. Questo chiedono le imprese, per la loro programmazione e i loro investimenti.

Come già anticipato lo scorso trimestre, riparte la demografia d’impresa sia nel territorio trevigiano che in quello bellunese: con i nuovi dati rilasciati da Infocamere al 30 settembre 2021 emerge una crescita dello stock di imprese sia sul passo trimestrale (rispetto a giugno 2021) che su base annua (rispetto a settembre 2020).

A Treviso la crescita trimestrale ammonta a quasi 300 imprese; su base annua è di +525 imprese. L’attuale stock di 79.615 sedi di imprese attive risulta persino superiore (+81 sedi) alla consistenza accertata 24 mesi prima, ovvero al 30 settembre 2019, in epoca “pre-Covid.”

A Belluno la crescita trimestrale è di +53 imprese, che sale a quasi +100 imprese su base annua. Per questa provincia si resta di poco ancora sotto (-93 sedi) la consistenza accertata nel settembre 2019.

Ben diverso, ad ogni modo, il bilancio di un anno fa, quando si doveva constatare una contrazione su base annua di -444 imprese a Treviso, e di -186 imprese a Belluno.

La crescita, su base tendenziale, delle sedi d’impresa è da imputare soprattutto all’aumento delle attività dei servizi alle imprese, ed in particolare delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+134 a Treviso e +30 a Belluno) e del settore delle costruzioni (rispettivamente +205 e +34) oltre che delle attività immobiliari che invece risultano in aumento soprattutto a Treviso (+116).

Parallelamente all’aumento delle sedi d’impresa, si continua a registrare una dinamica positiva anche sul fronte delle unità locali che, rispetto ad un anno fa, sono cresciute complessivamente in entrambe le province (+368 filiali in provincia di Treviso e +101 in provincia di Belluno). La crescita delle unità locali era avvenuta anche lo scorso anno, ma a a ritmi decisamente meno sostenuti di quanto oggi si può osservare.

servizi alle imprese beneficiano del maggior incremento anche in termini di unità locali sia a Treviso (+75 unità) che a Belluno (+32); gli altri settori in maggiore crescita sul fronte delle unità locali sono il manifatturiero (+61) ed il commercio al dettaglio (+44) per Treviso e l’alloggio e ristorazione (+26) per Belluno.

Per le imprese artigiane la dinamica si conferma positiva, su base tendenziale, solo in provincia di Treviso dove crescono di +89 unità rispetto a settembre 2020, dopo la perdita di -171 unità subìta nello stesso periodo di un anno fa. Quasi tutta la crescita si registra nel settore dell’edilizia (+98).

In provincia di Belluno invece le imprese artigiane, pressoché stazionarie sul passo trimestrale (+2), risultano in flessione rispetto a settembre 2020 (-18 unità), benché non nella misura registrata l’anno prima (-70). Contribuisce in negativo soprattutto la flessione accusata dal manifatturiero (-33) non sufficientemente compensata dall’incremento delle attività nel settore delle costruzioni (+21).