Molestie e minacce. Queste le accuse mosse alla portogruarese Maria Tintoretto, che non aveva digerito la perizia svolta dalla psicologa veneziana G.D.N., che aveva convinto il giudice ad affidare la figlia minorenne al padre. E, ieri, il giudice Enrico Ciampaglia, a fronte di una richiesta del pubblico ministero di una condanna a sei mesi, ha condannato l’imputata a quattro mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena. Inoltre, dovrà risarcire la psicologa, che si era costituita parte civile, con tremila euro, oltre a pagare le spese legali. I fatti si sono svolti dal luglio di quattro anni fa al marzo 2013, mesi in cui era in corso la causa di separazione e divorzio dei coniugi che avevano una figlia minorenne e prima di decidere per l’affidamento, il giudice del Tribunale civile di Venezia aveva affidato una consulenza tecnica d’ufficio alla psicologa veneziana. La perizia concludeva che per la bambina la condizione migliore sarebbe stata l’affidamento condiviso tra madre e padre con residenza permanente dal secondo. A quel punto, la madre avrebbe evidentemente individuato nella psicologa la fonte di tutti i suoi mali e causa dell’impossibilità di un rapporto esclusivo con la figlia. Da quel momento Maria Tintoretto avrebbe iniziato ad inviare messaggi e a molestare la psicologa, insultandola e minacciandola pesantemente. Ora, per Maria Tintoretto, c’è la possibilità di ricorrere in appello.
Gian Nicola Pittalis