Martedì 17 maggio si terrà la XVIII Giornata Mondiale contro l’ipertensione arteriosa indetta dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa. Finalità dell’evento è favorire una maggiore consapevolezza del rischio associato alla malattia ipertensiva, una più diffusa consuetudine al periodico monitoraggio dei valori pressori e una maggiore aderenza dei pazienti alla terapia antipertensiva.
In tale occasione i medici dell’ambulatorio dell’ipertensione arteriosa Ulss 2 di Treviso misureranno gratuitamente la pressione e forniranno consigli alla cittadinanza, dalle 10.00 alle 16.00, all’entrata principale del Ca’ Foncello. All’organizzazione della Giornata collaboreranno i volontari della Croce Rossa Italiana.
All’ospedale di Treviso è attivo, dal 2005, l’ambulatorio dell’ipertensione arteriosa della Prima Medicina, diretto dal prof. Marcello Rattazzi, cui collaborano la dr.ssa Roberta Buso, la dr.ssa Chiara Nardin e il dr. Matteo Leoni. L’ambulatorio è rivolto a pazienti con sospetta ipertensione arteriosa secondaria, giovani ipertesi e pazienti affetti da ipertensione arteriosa di difficile controllo nonostante la terapia plurifarmacologica. L’età media dei pazienti che accedono all’ambulatorio è 45-50 anni. Vengono effettuate più di 200 prime visite e oltre 500 controlli all’anno. L’accesso all’ambulatorio avviene tramite Centro Unico Prenotazioni con impegnativa del Medico di Medicina Generale.
La malattia ipertensiva rappresenta in Italia il più rilevante fattore di rischio per infarto miocardico ictus, scompenso cardiaco, insufficienza renale cronica e fibrillazione atriale.
Più del 30% della popolazione italiana adulta è affetto da ipertensione arteriosa, con percentuali ampiamente superiori nelle fasce più avanzate di età e quasi il 10% tra bambini ed adolescenti che risulta già iperteso.
Sebbene nella maggior parte dei casi l’ipertensione arteriosa risulti controllata dalla terapia, circa il 35% degli italiani ipertesi presenta, malgrado la terapia, valori pressori superiori a 140/90 mmHg.
Almeno il 30% degli italiani, inoltre, è iperteso, ma ignora del tutto di esserlo.
Molti pazienti ipertesi, purtroppo non assumono in modo continuativo il trattamento, che quindi risulta meno efficace nel prevenire le complicanze cardiovascolari.