L’assessore all’Agricoltura della Regione del Veneto ha partecipato oggi in videoconferenza, assieme ai colleghi assessori del Friuli Venezia Giulia e del Piemonte, all’audizione in Senato, nella Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare, per affrontare la questione legata al riconoscimento dell’indicazione geografica protetta del vino croato Prošek (leggi QUI il commento di Coldiretti).
“Il nostro vuole essere un grido di allarme affinché, in futuro, non si presentino dei casi simili – fa sapere l’assessore del Veneto -. Dobbiamo reagire in maniera corale, creando un gruppo di lavoro che sostenga, soprattutto nelle sedi europee, un’azione collettiva contro questa richiesta che è evidente che creerà dei precedenti”.
“A preoccuparci non è la concorrenza, ma il principio che sta dietro alla menzione – continua l’Assessore all’Agricoltura -. I numeri testimoniano che siamo una realtà solida: sono oltre 24mila le aziende produttrici di Prosecco tra Veneto e Friuli, 9 le province interessate, di cui 5 venete e 4 friulane per una produzione complessiva di oltre 600 milioni di bottiglie vendute all’anno (500 milioni Doc, 92 milioni Conegliano e Valdobbiadene Docg, 18,7 milioni Asolo Docg). Il prosecco è un prodotto di punta italiano e come tale va difeso”.
“Stiamo giocando una partita che vede già schierato un fronte di consorzi di produttori contro il Prošek croato, che intende fare squadra anche con tutti gli attori della politica nazionale e internazionali – continua l’Assessore -. Sappiamo bene che il Prošek è un prodotto diverso, ma dobbiamo combattere il principio dell’Italian sounding all’estero. Del resto, proprio il nome Prošek richiama alla mente le bollicine del nostro Paese. Se c’è una norma europea non comprendo perché si debba aprire la porta a questi riconoscimenti creando confusione nel consumatore. Detto questo, abbiamo predisposto un documento, approvato dalla conferenza delle Regioni e portato avanti dalla Commissione Politiche Agricole, che abbiamo trasmesso al Ministro competente in materia. In modo unanime chiediamo che siano attivate tutte le iniziative per fare opposizione alla richiesta della Croazia. Ora la partita deve essere chiusa a Bruxelles”.