Graffiti Storici di Palazzo Ducale
Graffiti Storici di Palazzo Ducale

Scoprire nuovi aspetti della storia cittadina di Venezia attraverso il censimento e lo studio di graffiti. È questo l’obiettivo del progetto di ricerca “VeLA, Venezia Libro Aperto”, avviato nel 2019 dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e che, ad oggi, ha già permesso la mappatura di ben 40mila disegni, parole, firme e simboli incisi in un’area pari soltanto al 20% della città lagunare. Il gruppo di ricerca ha però scelto di dare ulteriore sviluppo al progetto, orientando la sua attenzione ad un luogo emblema di Venezia: Palazzo Ducale, dove sono già stati mappati 9 dei 20 mila graffiti individuati.

I dettagli della nuova campagna di ricerca, denominata ‘VeLA-Palazzo Ducale”, sono stati presentati questa mattina in una conferenza stampa tenutasi nella sala del Piovego di Palazzo Ducale dove, tra gli altri, sono intervenuti Fabrizio Magani, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, Chiara Squarcina, responsabile Area Musei Fondazione Musei Civici, Tiziana Lippiello, rettrice dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Flavia De Rubeis, coordinatrice del progetto e professoressa di Paleografia all’Università Ca’ Foscari di Venezia e Francesco Guerra, professore di Topografia e cartografia dell’Università IUAV di Venezia.

A prendervi parte, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, l’assessore al Patrimonio e all’Università, Paola Mar. “Il graffito, fin dalla preistoria, è stato una forma di rappresentazione democratica, perché chiunque, indipendentemente dal ceto sociale, poteva lasciare un segno e così testimoniare qualcosa”, ha dichiarato. “Trovo che questo interessante progetto offra una nuova chiave di lettura storica di Venezia, città che dimostra come da ogni livello di conoscenza raggiunto derivino altre scoperte”.

Infine, scopo del progetto è quello di caricare i graffiti mappati su un sito dedicato e quindi fruibile a tutti, ma soprattutto renderli accessibili e apprezzabili anche ai visitatori ipovedenti e non vedenti. L’idea, come spiegato da De Rubeis, è quella di posizionare accanto ai graffiti una voce narrante in cinque lingue (italiano, inglese, spagnolo, francese e tedesco) capace di descriverli e di raccontarne la storia.