Venerdì 8 ottobre i Musei Civici di Treviso presenteranno al Museo Luigi Bailo la mostra antologica FERRUCCIO GARD. IL CINETICO DEL COLORE. ARTE PROGRAMMATA E OPTICAL 1969-2021.

L’evento si propone come un dialogo intenso e vitale con le collezioni del prestigioso Museo trevigiano del Novecento e l’arte di Ferruccio Gard, uno dei protagonisti della linea Optical-costruttivista della pittura italiana, che esporrà una selezione della sua produzione, dalle prime opere cinetiche del 1969 sino agli ultimi quadri in nero, bianco e grigio e alle pure nuovissime sculture astratto-cinetiche in plexiglass.

Ferruccio Gard, che ha presentato le sue opere in sette edizioni della Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma del 1986, è riconosciuto come uno dei maestri e dei precursori delle ricerche Optical-cinetiche internazionali che hanno avuto negli ultimi anni un importante revival di critica e di pubblico. 

«Con questa mostra viene proposta un’originale connessione tra le collezioni del Museo trevigiano del Novecento e l’arte di Gard, un protagonista della pittura italiana, maestro riconosciuto nonché precursore delle ricerche Optical-cinetiche internazionali», sottolinea l’Assessore ai Beni Culturali e Turismo del Comune di Treviso, Lavinia Colonna Preti. Gard vanta partecipazioni a sette edizioni della Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. Al Bailo verrà esposta una parte della sua produzione artistica che andrà comporre un vitale confronto con le sculture di Arturo Martini e gli altri capolavori del ‘900»

Il lavoro di Gard, caratterizzato da una tessitura di geometrie e di intersezioni cromatiche,  si inserisce a pieno titolo in quella linea nobile dell’arte italiana e internazionale che parte dal Futurismo (e in particolare da Giacomo Balla) dove le ricerche sull’arte astratta e sulla geometrizzazione della pittura si sono coniugate alle prime esperienze cinetiche. 

La vibrazione della pittura di Gard, le sue profondità illusive e il suo rigore compositivo potranno comporre così un intenso e vitale confronto con le sculture di Arturo Martini e gli altri capolavori del ‘900 della Collezione, in un interessante e intenso dialogo fondato sul colore, la geometria e la pulsazione luminosa dei suoi intrecci dinamici.