La comunità scientifica è da tempo consapevole che le terapie antitumorali possono avere, comeeffetto collaterale, conseguenze negative sul cuore; è invece una scoperta recente il fatto che iltumore possa agire negativamente sul cuore anche direttamente, mediante segnali molecolari, sindalle prime fasi del suo sviluppo e prima delle terapie antitumorali. A far fare un notevole passoavanti agli studi sul rapporto tra tumore e cuore è una ricerca promossa dal Dipartimento di ScienzeBiomediche dell’Università di Padova e dalla Oncologia di Mirano, ricerca, che per la suarilevanza, ha meritato la pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Journal ofCachexia Sarcopenia & Muscle.
“Per dimostrare che la presenza di una neoplasia nell’organismo è in grado di provocareun danno diretto sul cuore – spiega il Primario oncologo di Mirano, Giuseppe Azzarello – abbiamoorganizzato la nostra ricerca su due filoni paralleli. Il primo, in ambito clinico, ci ha portati adanalizzare retrospettivamente i dati delle ecocardiografie (cioè un’accurata valutazione morfologicae funzionale dello stato del cuore) di pazienti affetti da tumore del distretto testa-collo non ancorasottoposti a terapia oncologica: questo filone dello studio ha evidenziato e documentato come anchein questi pazienti, in alcuni casi, il cuore sviluppi iniziali alterazioni, spesso difficili da individuaresenza esami mirati e, in particolare, iniziale atrofia delle fibre cardiache con riduzione dellospessore della parete del ventricolo sinistro”.
Questa prima parte della ricerca è stata realizzata dalPrimario Azzarello con alcuni membri della sua équipe – le dottoresse Alessandra Baldoni e Alessandra Casarine la data manager Silvia Coccato –, mentre le accurate indaginiecocardiografiche sono state eseguite dal Primario della Cardiologia di Mirano, Salvatore Saccà, con la dottoressaSara Calamelli.
Con il secondo filone della ricerca, realizzato con gli specialisti anatomopatologi dell’Ospedaledell’Angelo, il Primario Licia Laurino e la dottoressa Samantha Noto, sono stati messi sotto lalente di ingrandimento i campioni autoptici del cuore di pazienti deceduti: “Sono stati selezionatisoggetti deceduti per cause diverse da patologie tumorali o cardiache– spiega la dottoressa Laurino – nei quali però, in fase di autopsia, era stata individuata anche una neoplasia in vario stadiodi sviluppo. Ebbene, anche in quest’ambito della ricerca sono stati individuati e documentati casi incui risultavano ridotte sia le aree delle singole fibre cardiache che lo spessore della pareteventricolare, e si è così confermato che un tumore può provocare molto presto, e indipendentementedalle terapie antitumorali, delle alterazioni cardiache”.
Questa seconda parte della ricerca è statarealizzata in stretta collaborazione con la professoressa Simonetta Ausoni, esperta nella ricerca dibase e traslazionale in ambito cardiologico, del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Universitàdi Padova, che ha promosso lo studio.
Il grande numero di dati provenienti da questi due filoni, hanno richiesto un’importante raccoltainformatica ed elaborazione dei dati, affidati alla dottoressa Irene Bolgan e al dottor Alessandro Calzavaradei Sistemi Informativi di Dolo, garantendo la significatività dei risultati ottenuti.
Ma se lo studio ci dice che la proliferazione tumorale può di per sé, indurre iniziali danni cardiaci,qual è la ricaduta di questa ricerca sul piano clinico? “Dimostrato che è in primo luogo il tumorestesso, anche nelle sue fasi di sviluppo iniziali, ad avere effetti a distanza sul cuore – spiega ilPrimario Azzarello – si rende necessario eseguire un più attento controllo dello stato morfologico efunzionale cardiaco nei pazienti oncologici. A maggior ragione, ciò rafforza la raccomandazione,che gli oncologi ben conoscono, di un ancor più fine monitoraggio nei pazienti candidati a terapiepotenzialmente cardiotossiche. Come per tutti gli studi retrospettivi, tali dati dovranno avereconferma in studi prospettici controllati, già in fase di programmazione nel nostro Centro e a livellointernazionale“.
La ricerca e la pubblicazione dei risultati ribadiscono l‘eccellenza del lavoro svolto negli Ospedalidell‘Ulss 3 Serenissima: “Va riconosciuto in primo luogo ai nostri specialisti – sottolinea il DirettoreSanitario Giovanni Carretta – la capacità di lavorare in rete: a questo lavoro hanno infatti dato il lorocontributo le unità operative dell’Oncologia e della Cardiologia di Mirano, e dell’Anatomiapatologica Aziendale, con il supporto operativo degli esperti dei sistemi informativi dell’Ospedaledi Dolo; questa rete multidisciplinare di specialisti dell’Ulss 3 Serenissima ha saputo svolgerel’intero lavoro scientifico insieme ad un partner prestigioso come il Dipartimento di ScienzeBiomediche dell’Università di Padova, certificando, anche così, la disponibilità e la propositività alavorare a stretto contatto col mondoaccademico”.