E’ alto il rischio di infiltrazioni mafiose in Veneto, ma la situazione è meno allarmante che in altre regioni del Nord Italia. A dirlo, ieri pomeriggio in Prefettura a Venezia, Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia. Un vertice a cui hanno partecipato il procuratore antimafia della città lagunare Luigi Delpino, i procuratori di Padova e Treviso Matteo Stuccilli e Michele Dalla Costa, i prefetti dei capoluoghi veneti, i vertici del Ros dei carabinieri e quelli della Direzione investigativa antimafia di Padova. A preoccupare è soprattutto una risposta dello stato ancora carente: i magistrati denunciano la necessità di un più ampio coordinamento tra le istituzioni che si occupano di mafia. “Oggi – ha spiegato la Bindi – i mafiosi sparano meno e corrompono di più: la corruzione è la nuova arma delle mafie”. Tangenti che si infilano dappertutto, dalle grandi opere – il Mose, ad esempio – ai grandi eventi, come l’Expo.
La commissione è arrivata in laguna per far luce sul caso Tronchetto, finito sotto i riflettori della cronaca per l’arresto di Vito Galatolo, ex boss dell’Acquasanta, una delle famiglie mafiose più importanti di Palermo, che lavorava proprio al Tronchetto. Oggi i parlamentari sono attesi a Verona: alle 10.45 saranno in prefettura, poi nel pomeriggio con le associazioni e le categorie.