Le intolleranze alimentari non sono una malattia, bensì una reazione avversa a un alimento. Negli individui adulti quella più comune è l’intolleranza al lattosio.
Parliamo di un fenomeno medico assai variegato che può dipendere da cause diverse, così come di fatto sono differenti anche i sintomi riscontrati da chi ne soffre. Si possono verificare problemi di tipo dermatologico (come orticaria, dermatite o prurito), altri di natura gastrointestinale (come diarrea, stitichezza, nausea, intestino irritabile), disturbi respiratori (come la congestione nasale e l’anafilassi) o sintomi neurologici (come mal di testa, affaticamento, vertigini e cambiamenti d’umore).
Intolleranze alimentari: la diagnosi
Al momento, la diagnosi generalmente viene fatta attraverso una dieta di eliminazione. In pratica, vengono eliminati tutti gli alimenti giudicati “pericolosi e scatenanti” per un periodo che varia dalle 2 alle 8 settimane. Successivamente, i cibi vengono reintrodotti un gruppo alla volta, in modo di identificare con certezza eventuali intolleranze alimentari.
Se il paziente evidenzia la ricomparsa dei sintomi riscontrati prima dell’inizio della dieta, allora si può ritenere che l’ingestione di quel determinato gruppo di alimenti sia il responsabile dell’intolleranza stessa. Il tutto deve avvenire sotto controllo medico.
La celiachia
Erroneamente, tra le intolleranze alimentari talvolta viene annoverata anche la celiachia: quest’ultima, però, di fatto non è un’intolleranza bensì una vera e propria malattia che presenta alcuni sintomi simili a quelli delle intolleranze.
Essere celiaco, infatti, comporta il dover evitare derivati del grano o di alcuni altri cereali (come segale e grano), che innescano nell’organismo una grave reazione infiammatoria, che comprende perlopiù sintomi come diarrea, gonfiore intestinale e dolori.