Pescando nei ricordi quattro squadre, oltre l’Italia 2006 rimangono nella mia memoria.

  1. L’Olanda 1974, fortissima e rivoluzionaria, creatrice del gioco totale, guidata da Cruijff che cambiò la storia senza vincere niente.
  2. L’Italia di Bearzot del 1982, una sporca dozzina arrabbiata e inizialmente vittimista, poi rivelatasi piena di carattere e di talento.
  3. Il Brasile 1970 dove tutti erano registi nelle squadre di club eppure giocavano anche terzini e a manovrare 15 numeri 10 un nome su tutti: Pelè.
  4. La squadra del film “Fuga per la vittoria”, composta da prigionieri di guerra dei tedeschi. I nazisti decidono di organizzare una partita ma si scelgono gli avversari sbagliati, nel senso che tra quei prigionieri ci sono il capitano dell’Inghilterra Bobby Moore, il belga Van Himst, il polacco Deyna, il piccolo argentino Osvaldo Ardiles campione del mondo nel 1978 e un certo Edson Arantes do Nascimiento.

Se qualche nazionale degli europei 2016 desidera entrare in questa rosa ristretta e prestigiosa, sappia che dovrà compiere prodezze mirabolanti che niente hanno a che fare con la vittoria finale. Ascolto il cuore e dico Italia. È un’impresa contro ogni pronostico ma certe squadre fanno proprio questo: l’impossibile. 

Gian Nicola Pittalis

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